È in uscita il secondo libro della serie Prato com’era. Storie immagini e protagonisti del nostro secolo d’oro, nato da un’iniziativa editoriale de La Nazione che porta la firma di Roberto Baldi, già primario dell’ospedale di Prato e grande appassionato di storia della sua città, tanto da essere diventato negli anni un collaboratore stabile delle pagine cittadine del quotidiano. Nel primo volume di Prato com’era Baldi raccontava le attività, i personaggi, le storie e le curiosità della Prato di un tempo, quella realtà produttiva e vivace che a lungo è stata definita la “Manchester toscana”.
“Tutto nasce dalla mia rubrica settimanale su La Nazione – spiega Baldi – una pagina che va indietro nel tempo raccontando la Prato del miracolo economico, delle cosiddette cento ciminiere e poi l’avvento dell’immigrazione, arrivata prima dal resto d’Italia, poi dall’Europa e infine da svariate parti del globo, Cina in primis. Prato è stata, sul territorio nazionale, uno dei primi crogioli della multiculturalità. Ma non solo, di settimana in settimana racconto storie, curiosità, personaggi. E così è nata l’idea di riunire tutti questi frammenti in un primo e poi in un altro volume”.
Il libro: dal lavoro alla cultura, Prato com’era e com’è
Il libro Prato com’era, una disamina della Prato industriale corredata da numerose e rare foto d’epoca dell’Archivio Studio Ranfagni, ha avuto un tale successo da essersi resa necessaria prima una ristampa per sopperire alle tante richieste e poi la creazione di un secondo volume, sostenuto da Publiacqua e Consiag Holding. La nuova “tappa” di questo viaggio editoriale è dedicata alla scena culturale della città, dall’arte al teatro, dalla letteratura al cinema, raccontando la storia e i successi dei suoi grandi protagonisti, da Roberto Benigni a Alessandro Nuti, dai premi Strega Edoardo Nesi a Sandro Veronesi. Il secondo volume, in uscita con La Nazione sabato 26 novembre, è stato presentato ieri, martedì 22 novembre 2022 al Garibaldi-Milleventi, lo spazio di via Garibaldi 69 che ha riaperto i battenti dopo anni di chiusura.
“Se è vero che la città ha lafodera del proprio vestito legata al lavoro – continua Baldi – è altrettanto vero che non ha mai trascurato la cultura. Quel che si è voluto fotografare, in questo secondo libro dedicato a Prato, è una città molto votata al lavoro ma che ha saputo dimostrare che la cura del bello può andare di pari passo con l’impegno lavorativo”. Un personaggio, Roberto Baldi, da sempre al centro della vita della sua comunità, “un giornalista rovinato dalla medicina” come lui stesso ama definirsi. “Quando mi hanno proposto di fare il giornalista di professione – continua – ho scelto la medicina e sono contento di aver preso questa decisione. Ho diretto tre primariati, ho curato varie pubblicazioni di carattere medico, ma l’amore per la scrittura anche diversa da quella scientifica mi è sempre rimasto ed è per questo che ho continuato a coltivarlo”.
Il nuovo volume e il restauro di tre fontane pratesi
Il secondo volume di Prato Com’era predilige dunque l’aspetto più culturale della vita cittadina, accompagnando il lettore nella rinascita del Teatro Metastasio, nella storia del Teatro Politeama o anche in quella della vecchia Sala Garibaldi, ribattezzata poi Cinema Excelsior, chiusa nel 2009 e riaperta oggi in una veste polivalente che preserva la storia della sala ma la proietta nel futuro. “Da un sapere di carattere tecnico si è sviluppata un’attenzione nuova alla cultura già all’interno dell’impresa. Non semplicemente una volontà di prestare attenzione alla cultura – prosegue Baldi – ma piuttosto la consapevolezza condivisa di sviluppare cultura. Così è successo che prima i figli lasciavano gli studi per andare a lavorare e entrare in fabbrica. Le generazioni successive invece hanno prediletto lo sviluppo di un’istruzione tale da migliorare, arricchire e ottimizzare lo sviluppo dell’impresa e di quello che le ruota intorno. Da questo approccio all’imprenditoria nasce un nuovo approccio alla cultura da parte dei pratesi”.
E l’uscita del secondo libro Prato com’era è legata a doppio filo non solo con la tradizione e la storia della città, ma anche con l’attualità. Publiacqua, oltre a sostenere la pubblicazione, sta finanziando grazie all’Art bonus il restauro di tre fontane cittadine: la Fontana dei Delfini in piazza San Francesco, progettata da Ferdinando Tacca nel 1665; la Fontana del Maghero, che con tutta probabilità risale alla fine del XVI secolo, e la Fontana del Pescatorello in piazza Duomo, che nell’Ottocento sostituì la precedente di Ferdinando Tacca. Proprio per il Pescatorello il cantiere ha preso il via lo scorso ottobre. Gli interventi fanno parte del progetto “La Città Nascosta” con cui Publiacqua è impegnata a valorizzare i luoghi dell’acqua, dai cammini ai manufatti idrici, opere che parlano di lavoro, tecnologia ma anche di sviluppo sociale e culturale.
Potrebbero interessarti anche…
Di cosa si parlerà a Firenze per il Festival dell’Acqua 2024
In Italia l’acqua del rubinetto è sicura: il 99,1% dei controlli svolti negli ultimi tre anni è risultato in linea…
La fotografia di 25 anni di gestione idrica in Toscana
Alla fine degli anni Novanta i soggetti che si occupavano di gestione idrica in Toscana erano oltre 200, piccoli e…
M0: il nuovo indicatore ARERA per la resilienza idrica
Dal 1° gennaio 2024 l’ARERA ha introdotto nell’ambito della qualità tecnica il nuovo macro-indicatore M0, da una parte per “misurare”…