Da qui ogni anno passano circa 18.000 campioni di acqua, che arrivano dal territorio dei 46 comuni serviti tra le province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo. Oltre 20 tra chimici e biologi svolgono analisi su quasi 480.000 parametri, in modo da garantire sia l’efficacia del processo di depurazione per proteggere l’ambiente, sia che l’acqua distribuita (in uscita dagli impianti di potabilizzazione) sia sicura per il consumo umano. Il laboratorio di analisi di Publiacqua, all’interno dell’impianto di potabilizzazione dell’Anconella, a Firenze, svolge quotidianamente verifiche che riguardano tutto il ciclo del sistema idrico integrato: prima della potabilizzazione, durante il processo, lungo la rete di distribuzione, ai punti di erogazione finale, ai fontanelli d’acqua di alta qualità e sulle acque reflue trattate e restituite all’ambiente.
Sono i dettagli a fare la differenza: dietro il singolo numero riportato sull’etichetta dell’acqua potabile, facilmente consultabile online da tutti i cittadini, esiste un lavoro enorme, che richiede tempo, tecnologie avanzate e risorse. “Per controllare la qualità dell’acqua, validiamo continuamente tutto il processo di analisi, in modo tale che i dati ottenuti siano quanto più accurati, precisi e affidabili possibile – spiega Andrea Ravalli, responsabile del reparto potabilizzazione e microinquinanti di Publiacqua -. Prevediamo numerose verifiche, come stabilito dalla legge: dal prelievo di campioni, che deve evitare condizioni di alterazione del liquido, alla continua taratura e controllo delle strumentazioni”.
Una competenza tecnica e scientifica certificata dal 2016 con l’accreditamento UNI CEI EN ISO/IEC 17025. Vediamo allora, passo dopo passo, qual è il viaggio che compie un campione di acqua.

Il primo passo
La procedura per il controllo dell’acqua inizia molto prima delle strumentazioni di laboratorio. È la normativa a fissare la frequenza, la tipologia di indicatori da monitorare e gli accertamenti da fare. I test vengono effettuati dai gestori idrici lungo tutta la filierae in parallelo dalle ASL per quanto riguarda l’acqua potabile e dall’ARPAT per la depurazione dei reflui.
Le analisi delle acque grezze superficiali (fiumi, laghi) e sotterranee (falde) permettono di adattare il processo di potabilizzazione alle caratteristiche specifiche della risorsa in quel determinato momento. Le verifiche durante e al termine del trattamento di disinfezione assicurano che tutto avvenga in modo corretto, quelle lungo la rete e nei punti finali della distribuzione garantiscono che l’acqua potabile non abbia perso le sue caratteristiche di qualità durante il passaggio nelle tubazioni.
La prima fase è il prelievo del campione. L’addetto si reca sul luogo stabilito con un kit di contenitori specifici per ciascuna analisi da condurre: vetro per i composti organici, bottiglie sterili per la microbiologia, flaconi a collo stretto per rilevare eventuali composti volatili. Tutto secondo procedure rigorose, per evitare contaminazioni o alterazioni. Sul posto, a seconda dell’indicatore da valutare, si eseguono inoltre test rapidi come cloro residuo, temperatura e torbidità.

Il trasporto e l’accettazione nel laboratorio di analisi di Publiacqua
La temperatura è il primo fattore critico: l’aumento della temperatura può alterare la carica batterica e le caratteristiche del campione prelevato, falsando i risultati. Per questo, il trasporto e la conservazione avvengono in contenitori refrigerati a temperatura controllata e monitorata 24 ore su 24, in modo da evitare variazioni anomale.
All’arrivo in laboratorio, la temperatura è nuovamente misurata e confrontata con quella al momento del prelievo. Da qui comincia il viaggio tra macchinari e strumentazioni. “A seconda del parametro da rilevare, le analisi possono iniziare subito o dopo un certo intervallo – dice Andrea Ravalli –. I metalli pesanti, per esempio, sono stabili per giorni, mentre pH, ammonio e torbidità vanno misurati immediatamente”. In alcuni casi servono pretrattamenti complessi per preparare il campione all’esame vero e proprio, passaggi preliminari che possono richiedere anche ore.

La taratura degli strumenti e le analisi
Negli anni il laboratorio si è arricchito di tecnologie di ultima generazione, come gli spettrometri di massa ad alta risoluzione, capaci non solo di individuare i parametri per i quali è stata impostata quella determinata sessione, ma anche inquinanti imprevisti. Si tratta di vere e proprie “sentinelle”, utili a far scattare studi mirati, e che sono fondamentali per rilevare inquinanti emergenti come i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche). La normativa, sempre più stringente, da luglio 2025 ha portato a 30 il numero di parametri da monitorare per questo tipo di composti chimici sintetici, per cui è obbligatoria l’analisi.
Anche lo strumento più sofisticato, però, può fornire dati imprecisi se non ben calibrato. “Facciamo un paragone con il termometro che usiamo a casa – continua Ravalli –. Non misura direttamente la temperatura, bensì l’espansione del volume del liquido in esso contenuto rispetto a una scala di misurazione. Ecco, noi con la taratura costante degli apparecchi constatiamo continuamente che la scala di riferimento impiegata sia corretta e appuriamo quale sia il margine di errore che ogni misurazione, inevitabilmente, porta con sé”.
La taratura avviene tramite il confronto con materiali di riferimento certificati, campioni omogenei e stabili delle varie sostanze da osservare, forniti da produttori accreditati. A questo punto si passa all’analisi vera e propria dell’acqua che passa in rassegna parametri microbiologici, chimici e alcuni indicatori specifici che non comportano direttamente rischi per l’uomo, ma possono essere un segnale di una variazione della qualità.

Le garanzie del laboratorio di analisi di Publiacqua: controlli incrociati e tracciabilità
La validazione dei dati passa da numerosi controlli incrociati. Viene accertato, ad esempio, che l’analisi di uno stesso campione ripetuta due volte restituisca risultati coerenti tra loro, e che lo strumento mantenga affidabilità nel tempo. “Per ogni 100 analisi fatte sull’acqua, il laboratorio di Publiacqua ne esegue altre 10-15 in più per controllare che gli esiti delle prime siano affidabili – osserva Ravalli – questi test aggiuntivi non servono a raccogliere nuove informazioni sulla risorsa idrica, ma sono effettuati su campioni di controllo, per verificare l’affidabilità delle misurazioni”.
Non solo. Ogni passaggio è tracciabile, perché dal singolo dato si può risalire a ritroso a tutte le fasi che lo hanno generato. “Le informazioni restano nel nostro database per 5 anni. Se oggi un ente certificatore ci chiedesse di un campione prelevato 4 o 5 anni fa, potremmo risalire al risultato dei test, al punto e all’orario del prelievo del campione, agli strumenti usati, alle procedure di taratura attuate e alle verifiche incrociate effettuate”.

Il laboratorio, inoltre, partecipa annualmente a prove interlaboratorio: enti accreditati distribuiscono campioni identici a più laboratori indipendenti, così da confrontare i risultati e dimostrare la solidità di ogni processo.
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