Cosa si paga oltre al servizio dell’acquedotto? Qual è il “costo” di un metro cubo di acqua potabile? Perché le tariffe sono diverse da zona a zona? Sono tanti i dubbi legati alla bolletta dell’acqua, ma per capire cosa comprende e come leggerla dobbiamo fare un passo indietro. Prima di tutto va chiarito che l’acqua potabile che esce dal rubinetto di casa non ha un costo di per sé: la materia prima è un bene indispensabile, pubblico e quindi non ha un prezzo.
Ciò che si paga al gestore idrico invece sono i vari servizi che permettono a questa preziosa risorsa di diventare fruibile per tutti: il prelievo dalle falde acquifere oppure da fiumi e laghi, il processo di potabilizzazione, i controlli di qualità, la realizzazione e la manutenzione delle condutture fino al singolo contatore e inoltre tutta la rete di raccolta delle acque reflue per la successiva depurazione. La tariffa infatti non copre unicamente i costi di fornitura dell’acqua potabile ma, laddove i servizi sono attivi, anche i costi per la raccolta e il collettamento dei reflui urbani e la depurazione.
Il costo legato alla fornitura di acqua potabile
In questo complesso sistema fatto di impianti, tubazioni e depuratori, esistono dunque dei costi operativi (quelli sostenuti dal gestore poiché la fornitura sia efficiente) e degli investimenti necessari per il funzionamento della rete acquedottistica, per migliorare il servizio, ridurre le perdite e per assicurare la depurazione delle acque reflue.
Secondo le regole comunitarie i gestori sono obbligati a recuperare dagli utenti tutto quanto è stato speso. Non è il singolo gestore idrico a stabilire le tariffe, ma a delineare i “prezzi” è l’ente che gestisce un determinato Ambito territoriale (nel nostro caso l’Autorità Idrica Toscana , a cui partecipano tutti i Comuni della regione), seguendo le linee guida stabilite dall’ARERA, Autorità nazionale di regolazione per energia, reti e ambiente. per la gestione e per gli investimenti. Il metodo prevede un meccanismo complesso di calcolo che tiene conto dei costi operativi necessari a garantire il servizio (e quindi dipenderà dalle condizioni di servizio del territorio), il raggiungimento degli standard di qualità stabiliti dalla stessa ARERA e la copertura degli investimenti.
Perché il costo dell’acqua varia nelle diverse realtà italiane
Le peculiari caratteristiche del servizio che differenziano le aree territoriali del nostro paese spiegano perché il “costo” dell’acqua non sia uguale in tutta Italia, ma vari a seconda della zona. È intuitivo che in aree del paese dove la risorsa idrica proviene da fonti di qualità elevata (esempio sorgenti montane) il costo della potabilizzazione sarà inferiore a quello necessario per potabilizzare la risorsa prelevata da corpi idrici superficiali. La stessa morfologia del territorio influenza i costi: ad esempio in un territorio ampio che per la sua conformazione presenta molti rilievi collinari o montuosi sarà necessario un maggiore impiego di impianti di sollevamento dell’acqua, e quindi maggiori costi energetici, rispetto a quelli che si riscontrano in territori circoscritti ad esempio ad una sola città. Allo stesso modo i costi saranno maggiori nelle aree del Paese dove si fanno più investimenti per garantire l’efficienza degli impianti e delle infrastrutture idriche e realizzarne delle nuove. Il costo dell’acqua inoltre dipende dalla densità abitativa: la distribuzione della stessa quantità di risorsa infatti sarà meno costosa in aree metropolitane ad alta densità di popolazione rispetto a quelle dove la presenza dell’uomo e delle sue attività risulta più diffusa.
Le tariffe media a metro cubo non dipendono solamente dalle caratteristiche dei territori in cui si applicano, ma sono legate anche alla propensione al consumo del sistema di famiglie e imprese presenti nello stesso territorio. Essendo infatti la tariffa media il semplice risultato del rapporto tra costi del servizio e i metri cubi totali erogati, a parità di costi totali, la tariffa media a metro cubo sarà maggiore nelle aree che hanno una propensione al consumo minore e, maggiore, in aree meno attente al risparmio della risorsa. Chiaramente il costo finale per le famiglie risulterebbe, nell’esempio riportato, sostanzialmente identico.
Cosa comprende la bolletta dell’acqua: come leggerla, tra quota fissa e variabile
Come detto, la bolletta comprende il costo di tutti i servizi e gli investimenti legati all’acqua potabile. Il corrispettivo viene calcolato con due quote:
- Una quota fissa, indipendente dal consumo di acqua del singolo utente, copre i costi generali del servizio;
- Una quota variabile, che invece cambia a seconda del volume di acqua utilizzato, con un “costo” al metro cubo.
In particolare la quota variabile prevede diversi costi per la gestione della fognatura, della depurazione e ovviamente dell’acquedotto. Per quest’ultima voce il costo a metro cubo è modulato con scaglioni di prezzo crescenti legati al volume di acqua impiegato, in modo da disincentivare gli sprechi. Inoltre nella bolletta dell’acqua vengono conteggiate le componenti tariffarie UI, stabilite sempre dall’Arera e commisurate ai volumi fatturati:
- la componente UI-1 copre le agevolazioni tariffarie concesse alle popolazioni colpite dal terremoto dell’Emilia del 2012;
- la componente UI-2 è stata introdotta per la promozione della qualità tecnica e commerciale del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione);
- la componente UI-3 copre i costi del bonus sociale idrico e viene addebitata alle utenze che non usufruiscono di questa agevolazione sull’acqua potabile;
- la componente UI-4 dedicata ai costi di gestione del Fondo di garanzia per le opere idriche.
Le tariffe: quanto costa un metro cubo di acqua potabile per la singola utenza?
Dunque per capire il “costo” al metro cubo dell’acqua potabile vanno prese in considerazione le varie voci di cui si compone la bolletta. Se ci riferiamo alla sola quota variabile, quella tarata sui consumi, la tariffa cambia in base a di diversi parametri: la tipologia di utenza (domestica o no); il tipo di residenza (residenti e non residenti); il numero di componenti del nucleo familiare; la fascia di consumo. Per quanto riguarda le utenze domestiche dei residenti, è prevista una prima fascia agevolata, calcolata su un quantitativo essenziale di acqua necessario a soddisfare i bisogni fondamentali: 18,25 metri cubi per abitante l’anno (ossia almeno 50 litri pro capite al giorno). Quindi per comprendere quanto costa un metro cubo di acqua potabile in bolletta bisogna consultare le tariffe pubblicate dai singoli gestori, tenendo in considerazione che al “prezzo” variabile, va sempre aggiunta la quota fissa. Ad esempio se andiamo a vedere le tariffe 2022 di Publiacqua una famiglia di quattro persone, che ha la residenza nell’abitazione che occupa, e consuma tra i 75 e i 150 metri cubi di acqua potabile l’anno (fascia tariffaria base) paga, per la quota variabile, 1,33 euro a metro cubo per il servizio dell’acquedotto, a cui si aggiungono poi le componenti variabili per la fognatura e la depurazione per un totale di 2,55 euro al metro cubo. In totale 3,88 euro per mille litri di acqua distribuiti al rubinetto e la gestione dei reflui urbani. Per capire quanto risparmierebbe una famiglia passando all’acqua del rubinetto Publiacqua ha realizzato un sistema di calcolo semplice e consultabile sul sito. Ma anche senza l’utilizzo di tale sistema, il calcolo è facilmente effettuabile: basti pensare a quanto potrebbero costare 667 bottiglie di acqua da 1,5 litri, il numero necessario per contenere mille litri.
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