“Una catastrofe di dimensioni globali”. Non ha usato mezzi termini il climatologo Mark Svoboda, presentando l’ultimo aggiornamento del rapporto ONU sulla siccità nel mondo Drought Hotspots Around the World 2023-2025, di cui è co-autore. Secondo il documento, siamo di fronte a un fenomeno che sta evolvendo lentamente ma inesorabilmente, causando una delle crisi idriche peggiori della storia.
Tra le priorità, ha spiegato lo stesso studioso, c’è la necessità di un monitoraggio sistematico dell’impatto del fenomeno, così da poterlo affrontare in modo organico e soprattutto tempestivo. Nonostante la tendenza globale mostri una progressiva intensificazione dell’aridità, la situazione locale varia: alcune zone soffrono per una carenza cronica di acqua, mentre altre devono fronteggiare i danni delle precipitazioni eccessive e di alluvioni.
In questo contesto, un recente studio guidato dal CMCC – Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, ha elaborato una “mappa dell’aridità” per prevedere l’andamento della disponibilità idrica nei prossimi anni, con un grado di dettaglio spaziale molto elevato.
Un database globale
Esistono infatti delle tendenze mondiali, ma per agire in maniera efficace è necessario tenere presenti le peculiarità locali. “Poiché le pressioni climatiche aumentano in modo disomogeneo a livello globale, disporre di dati comparabili per tutte le regioni è essenziale per comprendere i rischi emergenti e supportare risposte informate”, sottolinea Donatella Spano, ricercatrice del CMCC. Insieme a un gruppo internazionale di studiosi ha messo a punto un dataset ad alta risoluzione (circa 1 chilometro) per valutare come si modificherà la disponibilità idrica nei prossimi decenni sui singoli territori, sulla base di quattro scenari di cambiamento climatico.
Affrontare sistematicamente la siccità vuol dire pianificare interventi a lungo termine sull’uso del suolo, sulla gestione delle risorse per la resilienza idrica e sul ripristino ambientale. Per farlo servono però strumenti affidabili, accessibili e aggiornati. Per questo i ricercatori hanno sviluppato il dataset, con un elevato dettaglio spaziale. Lo studio ha preso in considerazione due indicatori chiave: l’evapotraspirazione potenziale (potential evapotranspiration, PET), che rappresenta la domanda atmosferica di acqua, e l’indice di aridità (aridity index AI), che confronta le precipitazioni con la perdita potenziale di acqua.
Le proiezioni per il futuro segnalano un incremento significativo dell’evapotraspirazione potenziale in quasi tutte le regioni del pianeta, riflesso delle temperature elevate e di un crescente deficit idrico. Allo stesso tempo, l’indice di aridità peggiorerà a livello mondiale, in particolare nelle aree già esposte a siccità periodiche o scarsità d’acqua, come l’Africa settentrionale e meridionale, la penisola arabica, l’Asia centrale e la costa centro-occidentale dell’America latina. In alcune zone si potranno verificare transizioni tra principali zone climatiche, ad esempio da umido a semi-arido.

Il rapporto ONU sulla siccità nel mondo
La crescita delle temperature, unita all’incessante pressione sulle risorse idriche e sui terreni, sta mettendo in pericolo la produzione agricola, l’approvvigionamento potabile, la salute umana e la stabilità degli ecosistemi, avverte anche l’ONU. “La siccità è un killer silenzioso. Si insinua, prosciuga le risorse, devasta lentamente le vite umane e lascia cicatrici profonde”, ha dichiarato Ibrahim Thiaw, Segretario della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), commentando la “fotografia” scattata dal rapporto sulla siccità nel mondo, curato dalla stessa convenzione insieme al National Drought Mitigation Center (NDMC) degli Stati Uniti, con il supporto dell’International Drought Resilience Alliance (IDRA).
Il quadro che emerge è preoccupante. In Africa orientale e meridionale oltre 90 milioni di persone soffrono la fame a seguito della peggiore siccità mai registrata, mentre in Turchia le falde acquifere si stanno esaurendo rapidamente, riducendo permanentemente la loro capacità di stoccaggio. In America Latina, i livelli straordinariamente bassi dei fiumi amazzonici nel 2023 e 2024 hanno provocato morie di pesci e lasciato senza acqua centinaia di migliaia di persone.
Nel canale di Panama il livello è sceso così tanto da aver avuto un impatto sul commercio globale, aumentando la percorrenza dei mercantili e di conseguenza i costi delle merci e l’inquinamento ambientale. E ancora nel Sud-est asiatico la siccità ha danneggiato la produzione di alimenti fondamentali come riso, caffè e zucchero. L’Europa non è immune. Nel 2023, dopo due anni di siccità e caldo record, in Spagna il raccolto di olive è stato dimezzato, portando a un’impennata del costo dell’olio.

Una sfida per il futuro
Il dossier individua delle azioni per affrontare in tutto il mondo l’emergenza della siccità: sviluppare sistemi di allerta precoce più efficaci e di monitoraggio in tempo reale di questo fenomeno e delle sue conseguenze, investire su infrastrutture resilienti anche per l’approvvigionamento idrico alternativo, ripristinare i bacini idrografici e puntare sulla cooperazione internazionale.
La siccità, infatti, non è più un evento eccezionale bensì una sfida strutturale, destinata a incidere sulla sicurezza alimentare, sulla stabilità economica e sulla vita quotidiana di miliardi di persone. Le conoscenze scientifiche e gli strumenti di previsione oggi disponibili rappresentano un’opportunità: trasformare i dati in politiche, la ricerca in azione, la consapevolezza in resilienza. Perché, come ricordano gli esperti, l’acqua è la prima risorsa vitale. E imparare a gestirla in un mondo che cambia sarà la vera prova del futuro.
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