I dati Istat inerenti il Censimento delle acque per uso civile 2020, anche se non aggiornati, fotografano in maniera chiara come la dispersione della risorsa idrica nelle reti di adduzione e distribuzione sia un problema rilevante per il nostro paese. Il 42% dell’acqua immessa in rete è perso, un dato che assume valori più alti nelle isole (50,7%), nel centro (48,7%) e nel sud Italia (46,5%). I dati degli ultimi anni, analizzati dal Laboratorio REF ricerche, evidenziano come gli investimenti messi in campo dalle società idriche stiano affrontando in maniera positiva il problema. In particolare sono i gestori del Centro quelli che, a livello nazionale, sono riusciti a registrare i miglioramenti più marcati, con una riduzione delle perdite di rete lineari del 30% (da 50,63 a 35,52 mc/km/gg) e di quelle percentuali del 6% (dal 49% al 46%). I numeri di Publiacqua sulle perdite idriche lineari sono 30,65 mc/km/gg nel 2018, con un progressivo miglioramento negli anni successivi fino a 23,85 nel 2021, un trend in discesa che vale un recupero di risorsa persa negli ultimi 4 anni di circa 16 milioni di metri cubi.
Investimenti in manutenzione
La lotta allo spreco passa sicuramente per il rinnovo delle principali reti di adduzione e distribuzione ma tale arma, per quanto importante, rischia di rappresentare, per le risorse economiche necessarie e i tempi di realizzazione delle opere, uno strumento i cui effetti si potranno vedere nel lungo periodo. Nel 2022 gli investimenti programmati dai gestori italiani sono pari a 70 euro/abitante/anno (3, 7 miliardi/anno) e, di questi, il 20% è finalizzato alla riduzione delle perdite idriche, per un totale di 14 euro/abitante/anno (741 milioni di euro), una somma fortemente insufficiente a sostituire le centinaia di miglia di Km di reti presenti nel nostro territorio.
Digitalizzazione e lotta alle perdite
Se gli investimenti necessari alla sostituzione della rete sono largamente insufficienti a consentire in tempi rapidi un ammodernamento delle infrastrutture idriche e la riduzione delle perdite, un contributo importante contro lo spreco della risorsa viene dalla dai processi di digitalizzazione. Le innovazioni tecnologiche stanno infatti modificando fortemente anche la gestione degli acquedotti, grazie allo sviluppo di strumenti tecnologici come le piattaforme di telecontrollo. Investimenti nella digitalizzazione che si accompagnano a modifiche nei sistemi acquedottistici attraverso la definizione di distretti di rete tenuti sotto controllo grazie ai flussi di dati acquisibili in remoto. Una rete di sensori, dati in tempo reale e modelli matematici permettono infatti di scoprire anomalie anche in assenza di disagi evidenti per i cittadini e soprattutto consento un’azione veloce e mirata per riparare le condutture.
Distretti idrici
Distrettualizzazione è il nome complesso di un lavoro capillare che negli ultimi anni molti gestori del servizio idrico stanno realizzando sulle reti acquedottistiche. Un lavoro complesso, dato il numero di chilometri di rete di cui ogni acquedotto è composto, ma che una volta ultimato consente risultati importanti per garantire l’efficienza delle stesse reti. La divisione in singoli distretti della ragnatela di condotte che compongono l’acquedotto di una città viene realizzata attraverso l’installazione di valvole e sensori di portata e pressione che consentono di “isolare” aree specifiche di reti dove risulta più efficiente gestire l’infrastruttura l’acquedotto utilizzando la pressione in rete più adeguata e consentendo il monitoraggio della quantità di risorsa immessa in rete. Il distretto, essendo una porzione di rete in monitoraggio, può essere interessata da azioni di efficientamento come la ricerca, individuazione e la riparazione delle perdite “occulte”. Il vantaggio principale di questo sistema è quello di poter monitorare in tempo reale le performance dell’infrastruttura.
La ricerca di perdite occulte d’acqua e il sistema di telecontrollo
Le perdite idriche sono visibili se fuoriescono dal manto stradale e comunque in superficie. Più complessa invece l’individuazione di quelle perdite non visibili (definite occulte).
Grazie alla rivoluzione digitale oggi è invece possibile analizzare i flussi di risorsa in entrata e in uscita dai distretti e verificare la presenza di anomalie. Un sistema di sensori permette infatti di rilevare in continuo i livelli pressori e le portate di reti e impianti. Il sistema traduce tutti questi parametri, geolocalizzati, in una mappa digitale e il personale specializzato può navigare nella cartina dell’acqua e compiere operazioni, laddove presenti sistemi di comando a distanza, o comunque analizzare eventuali anomalie dei principali indicatori di performance. Nel caso in cui si evidenzino anomalie il gestore procede con l’attività di ricerca perdite su campo (attività che consente di indicare con precisione il punto in cui è presente la perdita) inviando delle squadre specializzate che, grazie alla esperienza maturata e a tecnologie sempre più evolute, possono individuare esattamente dove si dovrà procedere con la riparazione.
La mappa digitale
Allo stesso tempo il sistema consente l’analisi delle informazioni nel dettaglio, per singole porzioni della rete (i cosiddetti distretti idrici) e questo è di grande aiuto per chiudere il cerchio intorno alle singole perdite occulte. Tra le altre cose, il software registra quanta acqua viene immessa ogni giorno in una determinata zona, generando un grafico che è un po’ la fotografia della vita di una città, con le oscillazione giornaliere dei consumi idrici: si va dal picco delle prime luci del mattino, al momento di pausa durante le ore lavorative, fino alla nuova impennata poco prima di cena. Il minimo notturno è la cartina di tornasole per capire se qualcosa non va e se sono presenti perdite occulte di acqua. L’analisi dei dati consente infatti di verificare se vi sono variazioni importanti di questo valore la cui presenza potrebbe indicare fenomeni diversi, quali consumi anomali da parte degli utenti, oppure essere imputabili a dispersioni della risorsa dalla rete. Durante la notte infatti il consumo degli utenti è ridotto e meno variabile, il rischio di variazione dei consumi è ridotto e quindi, la loro presenza, evidenzia un problema nella rete. Studi ormai di decenni hanno consolidato un metodo a livello internazionale per scomporre la portata minima notturna immessa in un distretto, andando a calcolare le singole componenti che lo formano: il consumo legittimo degli utenti, i consumi eccezionali, le perdite fisiologiche della rete e le cosidette “perdite recuperabili”. Una volta calcolato questo dato abbiamo una quantificazione attendibili di qual è la quantità di perdita che possiamo trovare e possiamo quindi porci un obiettivo di recupero. Una volta rilevata l’anomalia, i tecnici possono così circoscrivere l’area su cui agire per risolvere il problema. Un sistema quindi di analisi in continuo che permette di risparmiare risorse e tempo prezioso. Una riparazione tempestiva può far recuperare in un anno centinaia di migliaia di metri cubi d’acqua.
Non solo perdite: la gestione per dati e l’efficacia degli interventi
L’introduzione delle innovazioni digitali e tecnologiche nella gestione del servizio idrico ha altri vantaggi. La centralizzazione delle informazioni consente infatti di creare modelli matematici che permettono di definire in anticipo quelli che potrebbero essere eventuali ricadute sulla gestione di lavori eccezionali e straordinari per garantire una migliore efficacia dell’intervento, consentendo infatti simulazioni con dati certi sugli effetti che l’intervento stesso potrebbe determinare sull’erogazione del servizio.
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