Alla fine degli anni Novanta i soggetti che si occupavano di gestione idrica in Toscana erano oltre 200, piccoli e frammentati, oggi i gestori idrici integrati sono sette e di dimensione industriale. In questi 25 anni la qualità dell’acqua potabile è migliorata, il servizio è stato potenziato con un livello di efficienza ben al di sopra della media italiana e gli investimenti sulle infrastrutture si sono quasi triplicati. Dal 30 giugno 2024, inoltre, grazie al lavoro sulla depurazione dei reflui, anche gli ultimi Comuni toscani sono usciti dalla procedura di infrazione europea relativa alla direttiva sulle acque di scarico. Alla vigilia della scadenza delle prime concessioni, prevista nel 2025, è questo il bilancio di un quarto di secolo di gestione idrica integrata della filiera dell’acqua.
Nel 1999 la Toscana fu la prima regione a mettere in pratica la Legge Galli, con la nascita di Nuove Acque ad Arezzo, esempio poi seguito successivamente per Publiacqua, Acque, ASA, Acquedotto del Fiora, Gaia e Geal. Oggi la nostra regione si candida a diventare il cantiere di idee per il settore idrico di domani. Le sfide all’orizzonte sono molte: mettere in sicurezza i territori dalle siccità, adeguare il sistema all’impatto dei cambiamenti climatici, modernizzare e digitalizzare la rete, puntare sul riuso dell’acqua depurata, impegnarsi per il rispetto degli standard delle nuove direttive europee, ridurre ulteriormente le perdite. In questo scenario emerge l’urgenza di una riflessione sugli investimenti, sempre più necessari, che però non possono gravare solamente sulla tariffa pagata dai cittadini, per garantire sostenibilità economica e sociale all’intero comparto.
I numeri degli investimenti dei 7 gestori idrici toscani
Il punto è stato fatto durante il Festival dell’Acqua di Firenze nel convegno “Il servizio idrico in Toscana: un bilancio dei primi 25 anni, le sfide del futuro, i progetti di innovazione e sostenibilità dei gestori”, organizzato da Confservizi Cispel Toscana, insieme ai gestori idrici del territorio. La fotografia che emerge dall’analisi è quella di un’industria solida e in salute che ha compiuto investimenti per soddisfare le esigenze dei cittadini, riuscendo di fatto a coprire con la rete dell’acquedotto tutta la popolazione con una fornitura senza interruzioni.
Il processo di trasformazione innescato dalla Legge Galli ha portato alla crescita delle gestioni idriche toscane che, in oltre due decenni, sono arrivate a un patrimonio aggregato di oltre 950 milioni di euro e un fatturato di quasi 886 milioni di euro (dati 2022). Se nel 1999, all’inizio delle concessioni, in Toscana venivano spesi in questo campo 137 milioni di euro, nel 2023 secondo gli ultimi dati dell’Autorità idrica si sono superati i 390 milioni di euro. In totale dall’inizio delle concessioni si sono investiti nel servizio idrico 4 miliardi di euro e attualmente la Toscana ogni anno spende circa 90 euro ad abitante, sopra la media europea che è di circa 82 euro.
Acqua potabile, fogne, depurazione: il miglioramento del servizio
Questo imponente impegno finanziario ha permesso di migliorare le reti, realizzare importanti infrastrutture per l’approvvigionamento, puntare sull’innovazione, sebbene restino aperte molte partite. Oggi il 94% degli utenti è coperto dall’acquedotto grazie a 34.825 chilometri di tubature e il 90% è servito dal reticolo di fognature lungo 14.004 chilometri, mentre 25 anni fa le percentuali erano rispettivamente dell’87% e del 79%. Un vero e proprio balzo si registra nella depurazione, per cui si è passati dal 30,8% di copertura del 1999 all’82% del 2022, con 1.214 impianti attivi. Nel 1995, secondo i dati Istat, più di 14 famiglie su 100 lamentavano interruzioni della fornitura, mentre nel 2023 sono scese a circa 5 su 100.
Nonostante l’estensione dei servizi, la risorsa prelevata dall’ambiente per usi potabili è diminuita, passando da 440 milioni di metri cubi a meno di 400 milioni. Allo stesso tempo l’acqua fatturata e i consumi degli utenti si sono ridotti, grazie all’uso efficiente e alle campagne di sensibilizzazione anti-spreco. Gli effetti degli investimenti si riflettono positivamente pure sulla salute dei fiumi. Lo stato ecologico dei corsi d’acqua in condizioni “elevata” e “buona” è salito dal 28% del 2000 al 43% del 2022, mentre quelli in cattivo stato ecologico sono diminuiti dal 9 al 3%. Sul fronte della sostenibilità tra il 2018 e il 2023 i consumi energetici dei gestori idrici e le emissioni CO2 sono state tagliate del 5%.
Le sfide per il futuro della gestione idrica in Toscana
I primi 25 anni della gestione idrica in Toscana hanno rappresentato quindi un periodo di forti progressi e modernizzazione, ma il settore si trova ora di fronte a sfide tutte nuove, legate alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il futuro richiederà corposi investimenti e un approccio integrato e digitale per garantire un servizio efficiente e resiliente. Tra le priorità dei prossimi anni, figurano quelle legate strettamente agli effetti dei cambiamenti climatici: l’incremento della capacità degli invasi, lo sviluppo di nuove fonti di acqua potabile, la riduzione dello stress idrico connesso alle frequenti siccità e la gestione delle acque meteoriche a fonte di precipitazioni sempre più intense e concentrate nello spazio e nel tempo.
Un altro aspetto importante è quello della depurazione, anche in relazione alla nuova direttiva europea, promuovendo il riuso e riciclo delle acque depurate e gestendo in modo circolare i fanghi e i rifiuti. Un’ulteriore prova a cui la gestione idrica toscana è chiamata a rispondere in questi anni è quella della digitalizzazione, con l’implementazione di sistemi come lo smart metering, la gestione digitale delle reti e degli impianti e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Una questione rilevante è infine la riduzione delle perdite, una delle criticità maggiori del settore su cui si concentrano anche i progetti finanziati dal Pnrr. Negli ultimi anni sono state fatte azioni importanti. Basti pensare che dal 2018 al 2022, in tutta la gestione idrica toscana, sono stati recuperati circa 35 milioni di metri cubi di acqua che altrimenti sarebbero finiti dispersi nell’ambiente, circa la metà della capacità di invaso di Bilancino. Nonostante ciò, dice la stessa Autorità idrica toscana, bisognerà accelerare il ritmo per stare al passo con i nuovi, rigorosi, parametri delle direttive europee.
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