L’estate 2022 sta mettendo in evidenza un paradosso: nonostante l’Italia sia uno tra i Paesi più ricchi di acqua in Europa, al momento è anche uno dei più vulnerabili dal punto di vista dell’approvvigionamento in situazioni di assenza di precipitazioni per un lungo periodo. Risulta quindi strategico individuare risorse sul territorio, grazie alla creazione di invasi idrici artificiali, per garantire acqua in condizioni di grave siccità e ottenere benefici nella laminazione delle piene e per il mantenimento della vita nei nostri fiumi.
Invasi idrici e dighe in Italia: conservano meno acqua di 50 anni fa
In Italia esistono 347 laghi, 526 grandi dighe e un sistema di 20.000 piccoli invasi, ma se negli anni Settanta veniva immagazzinato nei bacini circa il 15% dell’acqua piovana, oggi questa percentuale è scesa all’11,3%. I dati sono contenuti nel libro “Acque d’Italia” (Giunti Editore)scritto da Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino dell’Italia Centrale. La causa di questo “gap idrico” non risiede tanto nella quantità di precipitazioni, che sono rimaste più o meno le stesse durante gli ultimi anni, bensì nella mancanza di manutenzione degli impianti.
Nel volume viene evidenziato come l’Italia sia, sulla carta, un Paese che potrebbe contare su importanti riserve d’acqua, perché sul territorio piovono in media 302 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno. Una quantità maggiore di quella registrata in Gran Bretagna: a Roma cadono mediamente 800 millimetri l’anno, a Londra 760. Due terzi del Belpaese è rappresentato da colline e montagne e proprio sui rilievi piove molto. Inoltre possiamo contare su 1.053 grandi falde montane, 7.494 corsi d’acqua con 1.242 fiumi a carattere torrentizio.
Uno dei fenomeni più impattanti sullo storage idrico delle dighe è però quello degli sfangamenti, poiché i continui depositi di sedimenti, se non rimossi, diminuiscono la capienza effettiva degli invasi, sempre più interrati. Così oggi, rispetto a cinquant’anni fa, stocchiamo 9 miliardi di metri cubi in meno di acqua piovana. Allo stesso tempo il nostro Paese ha sete di nuove infrastrutture, ancora di più per effetto dei cambiamenti climatici che hanno modificato le tempistiche stagionali delle piogge. Attualmente, da Nord a Sud, mancano all’appello 2.000 piccoli e medi invasi.
Gli investimenti sullo storage idrico
Sul fronte delle infrastrutture idriche, in Italia gli investimenti si sono pressoché fermati dagli anni Sessanta in poi, ma adesso è essenziale aprire una nuova stagione di interventi. Un’opportunità è data dai finanziamenti messi in campo dal Pnrr per le opere idriche. Si tratta di un primo inizio, sebbene siano necessari altri finanziamenti.
Al momento sono 223 i progetti definitivi ed esecutivi di invasi medio-piccoli presentati dall’associazione nazionale dei Consorzi di Bonifica (Anbi) e da Coldiretti, all’interno di un piano complessivo che punta a realizzare 10.000 impianti di questo tipo entro il 2030, in zone collinari e di pianura, a servizio dell’irrigazione agricola. Il numero maggiore di progetti riguarda l’Emilia Romagna, con 40 laghetti, seguita dalla Toscana. Per quanto riguarda quest’ultima l’obiettivo è arrivare alla costruzione di 34 nuovi invasi idrici, con una capacità totale di 32,9 milioni di metri cubi in più, in modo da aumentare la superficie irrigabile di 21.940 ettari.
Le funzioni degli invasi idrici
Grandi e piccoli laghi artificiali consentono di rispondere a più esigenze. La prima è appunto la raccolta di acqua piovana per l’approvvigionamento idropotabile e per l’irrigazione dei campi. La seconda riguarda la laminazione delle piene e la prevenzione delle magre, grazie a un’attenta gestione dei rilasci delle dighe nei fiumi. Modulando le emissioni di acqua dagli invasi è possibile evitare pericolose piene in situazioni di precipitazioni eccezionali e contemporaneamente garantire il flusso vitale per l’ecosistema di un fiume, durante i periodi più siccitosi dell’anno.
I laghi rappresentano poi dei preziosi depositi d’acqua da impiegare, grazie all’uso di canadair ed elicotteri, durante gli incendi boschivi, senza dimenticare i possibili impieghi delle dighe per generare energia da fonti rinnovabili attraverso centrali idroelettriche. Un esempio positivo in questo senso è l’invaso idrico di Bilancino, in Mugello, che con i suoi 69 milioni di metri cubi d’acqua è una risorsa cruciale per l’approvvigionamento idropotabile della piana di Firenze, Prato e Pistoia. Dal 2001 ad oggi è risultato essenziale per evitare gravi siccità, compresa quella dell’estate in corso.
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