Residui di farmaci e pesticidi. Sono le sostanze individuate in Arno dopo uno screening portato avanti da Publiacqua in collaborazione con l’Università di Padova, per studiare il fenomeno dei nuovi inquinanti dell’acqua, su cui tenere alta la guardia. La ricerca ha portato a un risultato rassicurante: i processi di potabilizzazione sono in grado di abbattere la presenza di questi composti chimici. Le analisi effettuate in uscita dall’impianto fiorentino dell’Anconella, infatti, non hanno evidenziato alcuna presenza rilevante dei cosiddetti “contaminanti emergenti”, confermando la sicurezza dell’acqua potabile che sgorga dal rubinetto di casa.
Cosa sono i nuovi inquinanti?
I nuovi inquinanti dell’acqua rappresentano una delle ultime sfide per i gestori dei servizi idrici integrati. Si tratta di sostanze che non rientrano ancora nella lunga lista degli indicatori monitorati per legge, spesso derivanti da attività umane, come medicinali, pesticidi, microplastiche e prodotti industriali, che possono finire nelle acque superficiali e sotterranee. Questi contaminanti sono difficili da identificare e quantificare con i metodi convenzionali e perciò è necessario l’impiego di strumentazione analitica avanzata.
Anche le norme si stanno adeguando al nuovo scenario. La direttiva europea 2184 del 2020 sulle acque per il consumo umano, recepita dall’Italia con il decreto legislativo 18 del 2023, mira a superare la logica ristretta della “lista” dei parametri. A questo si lega lo sviluppo dei Piani di sicurezza dell’acqua (Water Safety Plans) che hanno introdotto una piccola rivoluzione nel settore della gestione idrica partendo dall’approfondimento dei pericoli di contaminazione per agire fin dal principio sui fattori di rischio e non soltanto in seguito agli sforamenti dei limiti fissati dalla normativa. “Publiacqua ha implementato il Piano di Sicurezza dell’Acqua di Firenze nel 2019 ed è stata la prima esperienza su un grande impianto che preleva acqua superficiale a servizio di una città – ha spiegato durante il Festival dell’Acqua 2024 Daniela Santianni, responsabile del Laboratorio chimico-biologico di Publiacqua – questo sistema di valutazione del rischio serve a migliorare e a rendere più sicura l’acqua potabile”.
Lo studio sui nuovi inquinanti nell’acqua dell’Arno
All’interno del Piano di sicurezza, il gestore idrico ha sviluppato in collaborazione con l’Università di Padova un progetto per andare alla ricerca degli eventuali nuovi inquinanti nell’Arno, la cui acqua viene prelevata dagli impianti di potabilizzazione dell’Anconella e di Mantignano per garantire l’approvvigionamento potabile di Firenze. Tra il 2021 e il 2022 sono state effettuate tre campagne stagionali di prelievo di campioni. Le analisi hanno sfruttato la spettrometria di massa ad alta risoluzione (HRMS), una tecnica avanzata che permette misurazioni di massa accuratissime su singole molecole o sui frammenti di esse, abbinata alla cromatografia liquida ad ultra-alta prestazione. Un metodo molto promettente per quanto riguarda la “caccia” ai contaminanti emergenti.
Lo studio è partito dalla valutazione delle possibili nuove fonti inquinamento, raccogliendo le informazioni sulle principali attività e industrie che si trovano a monte dell’impianto di potabilizzazione dell’Anconella, grazie alla collaborazione con Arpat. Nel dettaglio, è stata prestata particolare attenzione alle realtà che impiegano alti volumi di composti potenzialmente pericolosi, come le aziende chimiche e farmaceutiche, gli ospedali e le case di cura. In seguito, grazie a queste informazioni, è stata stilata una lista di 500 sostanze, tra medicinali, pesticidi e PFAS, in base alla quale effettuare i monitoraggi prelevando dei campioni di acqua prima dell’ingresso nel potabilizzatore fiorentino dell’Anconella e poi in uscita dai trattamenti effettuati anche con filtri a carboni attivi. Inoltre, grazie alla strumentazione analitica e all’uso di software che permettono un’elaborazione avanzata dei dati strumentali, è stata ricercata anche la possibile presenza di sostanze sconosciute (unknown).
I risultati dell’analisi sui contaminanti emergenti
Le verifiche hanno permesso di determinare la presenza nell’acqua del fiume Arno di circa 20 sostanze come residui di farmaci (antibiotici, antipertensivi, antiepilettici e antinfiammatori) e di un pesticida che non rientra nell’elenco dei controlli di routine. Una volta ristretto il campo di azione, è stata sviluppata una procedura specifica per effettuare un ulteriore screening sulla risorsa potabile in uscita dagli impianti. Nonostante la complessità delle analisi, i nuovi inquinanti nell’acqua distribuita restano praticamente assenti, con concentrazionilargamente inferiori ai 100 nanogrammi per litro che è il limite di riferimento stabilito dall’Istituto Superiore di Sanità per sostanze che non hanno limiti normativi o di altri enti riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, la crescente presenza di questi elementi sottolinea la necessità di investire in tecnologie di monitoraggio e trattamento sempre più avanzate.
“L’esito è molto interessante: sebbene siano stati trovati residui di farmaci nell’acqua dell’Arno, all’uscita dall’impianto di potabilizzazione dell’Anconella l’acqua è risultata perfettamente sicura: la concentrazione di queste sostanze era assente – osserva Santianni -. Si tratta di uno studio avanzato che aiuta ad avere ancora più fiducia nell’acqua potabile”. I prossimi sviluppi del progetto, su cui è adesso al lavoro Publiacqua, riguardano l’individuazione di quelli che potrebbero essere i nuovi agenti inquinanti dell’acqua, grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’Università di Firenze, oltre allo sviluppo di un metodo interno per rilevare tramite le analisi potenziali nuovi contaminanti emergenti.
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