Precipitazioni diminuite di quasi la metà nei primi sei mesi del 2022 e temperature in costante aumento. Due fattori che insieme hanno dato luogo alla mancanza di acqua più grave degli ultimi anni, con un’estate segnata da un caldo record. La domanda giusta, dicono gli esperti, non è chiedersi “perché non piove più”, bensì interrogarsi su “quando piove” e su come le nuove condizioni climatiche, che si stanno manifestando da quarant’anni a questa parte, influenzano pure l’approvvigionamento idrico e la siccità in Toscana.
Perché, se andiamo a vedere i dati pluviometrici, l’elemento che salta all’occhio potrebbe sorprendere: a differenza di quanto si possa pensare piove come un tempo, ma non in periodi così estesi come succedeva nel passato. Nel corso degli anni la quantità di precipitazioni è rimasta grossomodo la stessa, a trasformarsi è stato invece il “calendario” delle piogge. Per approfondire questa tendenza abbiamo sentito uno dei meteorologi del Lamma, il Consorzio di monitoraggio e modellistica ambientale nato dalla collaborazione tra la Regione Toscana e il Cnr.
Non è vero che non piove più in Toscana. Piove in tempi diversi
“La cosa che emerge dai cambiamenti climatici non è tanto un’alterazione della quantità media di pioggia che cade durante i 12 mesi, ma una modifica del regime precipitativo anche in Toscana – spiega Giorgio Bartolini, ricercatore del Lamma e meteorologo Ampro, Associazione Meteo Professionisti –. A livello annuale la quantità di pioggia non sta mutando in maniera significativa rispetto al passato, tuttavia le precipitazioni sono concentrate in pochi mesi. Questa tendenza si è iniziata a osservare dagli anni Ottanta in poi, quando si cominciavano a studiare gli effetti del mutamento climatico. Dunque possono verificarsi fasi molto piovose, seguite da anni o periodi fortemente siccitosi. Noi adesso ci troviamo evidentemente nella seconda condizione”.
“Osservando i dati climatici di lungo periodo, in Toscana notiamo che stanno diminuendo i giorni di pioggia, condensati in pochi mesi, ma non la quantità di precipitazioni – aggiunge Giorgio Bartolini – questo vuol dire che cresce l’intensità giornaliera”. Piove quindi, ma con tempi diversi e in modo violento, fatto che crea diversi problemi. A quelli legati all’approvvigionamento, perché senza invasi gestiti in modo opportuno la preziosa risorsa che cade copiosamente dal cielo rischia di gonfiare torrenti e fiumi e in poco tempo andare dispersa in mare, devono aggiungersi quelli legati alla tutela del territorio e ai rischi di allagamenti e smottamenti che la pioggia intensa concentrata in pochi giorni e, addirittura, in poche ore determina.
La siccità in Toscana e il caldo record
Sul fronte della siccità che sta interessando l’intero paese in questo inizio estate, se al momento la situazione in Toscana non presenta, per quanto attiene gli effetti delle mancate precipitazioni, le criticità diffuse che si registrano nel resto d’Italia, l’allerta resta comunque alta, perché la contrazione delle precipitazioni nei primi mesi è stata importante. Nel periodo che va da gennaio a giugno 2022 il Lamma ha registrato infatti un deficit idrico nella nostra regione che varia dal 40% fino a punte del 50%, a seconda della zona.
Se i mesi passati non hanno quindi garantito gli apporti necessari di risorsa, le previsioni stagionali non sembrano delineare all’orizzonte precipitazioni tali da invertire il trend attuale, almeno fino a settembre e ottobre. I brevi temporali estivi infatti, puntualizza l’esperto, risultano molto localizzati e non influiscono sulla mancanza d’acqua nei campi e nei bacini. Dobbiamo ricordarci inoltre che, nel recente passato, in più di una annualità l’assenza di precipitazioni ha interessato anche i primi mesi autunnali, protraendosi in alcuni casi fino alla fine di novembre.
“I picchi di maggiore siccità – sottolinea il ricercatore – si segnalano nell’entroterra grossetano, sulle pianure di Lucca e Pistoia e sui rilievi di nord ovest dove in una condizione ordinaria le precipitazioni annuali possono arrivare addirittura a 2.500 millimetri, mentre da gennaio ad oggi è piovuto la metà rispetto alla media del periodo. Va un po’ meglio sull’Appennino fiorentino e aretino e nella parte sud-orientale del senese: ciononostante bisogna tenere presente che pure in questi territori si rileva un’assenza importante di piogge”.
Nei primi mesi del 2022 sono infatti mancate le perturbazioni che erano tipiche della seconda parte dell’inverno e della primavera, come è successo per la neve sui rilievi. Nel comprensorio dell’Abetone, ad esempio, quest’anno si è registrato meno di un metro di neve, mentre di norma se ne contano in media tre.
Non solo carenza di piogge: le cause della siccità in Toscana vanno ricercate nelle alte temperature.
“Dalla metà degli anni Cinquanta, da quando l’andamento termico viene rilevato, c’è stato un aumento di poco più di un grado ogni 50 anni. Di conseguenza in 70 anni la crescita è stata di circa 1,7 gradi centigradi, con maggiori incrementi durante la stagione estiva, durante cui si è arrivati a circa 2,8 gradi in più”. Una situazione che non gioca a favore delle scorte idriche: “aumentando le temperature cresce contemporaneamente l’evaporazione dal suolo, per cui la siccità agricola si ha prima rispetto al passato, anche a parità di precipitazioni. Inoltre l’incremento termico, accresce l’energia a disposizione dei temporali nel caso del transito di perturbazioni, portando alla possibilità di fenomeni violenti”.
Alte temperature che determinano allo stesso tempo un incremento di domanda e di consumi idrici, aggravando, in tal modo, i rischi che la siccità si traduca in emergenza idrica.
A tal fine, proprio per poter affrontare le prossime settimane e le incertezze sulla fine dell’attuale siccità, è necessario che fin da subito siano messi in campo tutti gli strumenti utili ad affrontare le criticità che già si stanno manifestando e che potrebbero intensificarsi se l’assenza di precipitazioni si dovesse protrarre ancora a lungo.
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