Sulle colline di Pistoia esiste un luogo in cui la mano dell’uomo non ha interrotto l’equilibrio del paesaggio, ma si è inserita con rispetto, integrando tecnologie e ambiente, infrastrutture idriche e territorio. È la centrale di captazione e potabilizzazione di Prombialla, uno degli impianti più suggestivi del sistema acquedottistico locale e al tempo stesso una risorsa strategica per l’approvvigionamento della città.
La storia dell’impianto di potabilizzazione di Prombialla
L’impianto, alimentato principalmente dal vicino torrente Ombrone e, in modo minore, da alcune sorgenti e da gallerie filtranti, fu costruito nel 1936, per rispondere all’aumento della domanda idrica e migliorare la qualità dell’acqua potabile di Pistoia. Due anni più tardi, nel 1938, entrò ufficialmente in funzione la nuova centrale di clorazione di Prombialla.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, le gallerie filtranti vennero addirittura usate come rifugi antiaerei durante i bombardamenti alleati. Ci vollero anni per riparare i danni subiti durante il conflitto e l’impianto fu riportato a piena operatività solo nel 1951. La struttura, gestita oggi da Publiacqua, si sviluppa in armonia con l’area circostante, tra alberi, specchi d’acqua e piccole cascate, e quasi si confonde con la vegetazione.

Non a caso Prombialla è tra i protagonisti di Aquae Ductae, il libro fotografico ideato da Publiacqua con gli scatti di Davide Virdis e i testi del professor Fabio Fabbrizzi, nato per raccontare la bellezza spesso invisibile delle infrastrutture idriche. A proposito dell’impianto, Fabbrizzi scrive:
“La forma dell’infrastruttura idrica si stempera nel contesto paesaggistico, così come gli elementi naturali paiono prolungarsi nei segni più assertivi della muratura. Nei suoi particolari si esalta al meglio il ruolo ambivalente che la Natura assume, ovvero, quello di ‘mattone’ della costruzione, ma anche quello di sfondo contro il quale confrontarsi”.

Come funziona la centrale di Prombialla
Dall’opera di presa sull’Ombrone pistoiese, l’acqua viene convogliata all’impianto di trattamento attraverso una tubazione in pressione. Qui arrivano pure le condotte che raccolgono le acque provenienti dalle sorgenti e dalle gallerie drenanti. Dopo le prime fasi di pre-potabilizzazione, l’acqua viene sottoposta alla chiariflocculazione, un particolare trattamento chimico-fisico per renderla priva di torbidità tramite l’uso di un reagente (il policloruro di alluminio), che provoca l’aggregazione delle particelle solide in “fiocchi” più pesanti. Le impurità vengono poi rimosse con la filtrazione su sabbia.
Il passo successivo è la sterilizzazione, effettuata con un composto del cloro, che ha un potente effetto battericida. A questo punto l’acqua è pronta per essere immessa nella rete di distribuzione. Il viaggio lungo i 10 chilometri che separano la centrale di potabilizzazione di Prombialla, posto a 240 metri sul livello del mare, e la città di Pistoia avviene per semplice caduta, sfruttando la forza di gravità.

Un elemento chiave del sistema idrico pistoiese
Oggi Prombialla è in grado di erogare 90 litri al secondo, per un totale di circa 3 milioni di metri cubi ogni anno: una quantità pari a un terzo del fabbisogno totale della città di Pistoia. La parte restante è garantita da un sistema complesso e articolato, che si avvale di una rete di 500 chilometri di condotte di adduzione e di 2.500 chilometri di condotte di distribuzione.
Tra le infrastrutture principali ci sono i campi pozzi di Pontelungo e quello di Selvascura; l’impianto Gello, che preleva l’acqua dall’invaso della Giudea; la centrale di Bussotto che capta acqua dal torrente Bure di Baggio e quella di Buca, situata lungo il torrente Vincio di Montagnana, sfruttata durante il periodo estivo. Le tante località della montagna pistoiese, infine, sono servite da sorgenti locali.
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