Limitare i disagi e minimizzare gli scavi a cielo aperto, ma allo stesso tempo migliorare il servizio e ridurre le perdite: oggi è possibile grazie a tecnologie innovative che permettono di “operare” le infrastrutture idriche senza ricorrere a importanti lavori stradali. Interventi “chirurgici” non invasivi per riabilitare le tubazioni dell’acqua potabile, grazie al relining. Questo metodo include una gamma di tecniche no-dig, ossia senza escavazioni, che risanano dall’interno le vecchie condutture, lì dove le condizioni strutturali lo consentono, sfruttando ciò che già esiste.
I vantaggi sono numerosi: tempi più rapidi rispetto ai cantieri tradizionali che comportano lunghe opere sulla carreggiata, minori costi, effetti ambientali contenuti e impatti molto circoscritti sulla circolazione dei veicoli e per i cittadini. Inoltre, questa soluzione allunga notevolmente la vita delle infrastrutture e può essere impiegata sia per la rete di distribuzione sia per le fognature.
Cos’è e come funziona la tecnica del relining
Il principio è semplice ma efficace. All’interno della condotta da risanare viene inserito un particolare rivestimento, senza la necessità di sostituirla interamente. In pratica, si crea un nuovo tubo all’interno di quello preesistente. Tale processo, a seconda dei casi, può essere realizzato con manicotti in resina termoindurente, guaine polimeriche oppure tramite l’introduzione di tubi flessibili o preformati.
Ciò evita demolizioni estese del manto stradale, perché è necessario agire solo in punti limitati e strategici in cui vengono aperte delle camere di accesso per immettere la nuova protezione nelle condutture, anche attraverso l’impiego di droni e strumenti controllati da remoto. Tuttavia, non è sempre possibile ricorrere al relining, che non è indicato, ad esempio, per tubazioni gravemente danneggiate, compromesse da cedimenti del terreno, tratti troppo irregolari con molte curve strette, né dove è necessario potenziare la rete con portate maggiori. Per questo motivo, ogni intervento è preceduto da un’attenta campagna di video-ispezione.
Dalle “calze” ai tubi preformati
La tecnica di relining attualmente più diffusa è il CIPP (Cured-In-Place Pipe),che prevede l’inserimento all’interno delle vecchie tubazioni di una guaina flessibile (detta in gergo “calza”) impregnata di resina. Una volta posizionata, la lamina polimerica viene gonfiata con aria compressa o acqua, affinché aderisca perfettamente alla parete interna, e fatta indurire grazie al calore, acqua calda oppure raggi ultravioletti (luce UV). Il risultato è una sorta di “seconda pelle” la cui durata può superare i 50 anni, garantendo un ottimo grado di isolamento e una buona resistenza a corrosione e usura.

Altre soluzioni sono lo slip lining, ovvero l’introduzione di un nuovo tubo di diametro leggermente inferiore all’interno di quello esistente – che però riduce sensibilmente la sezione utile rispetto all’originale – e il close-fit relining con tubi termoplastici, temporaneamente deformati, che una volta all’interno della conduttura vengono riscaldati e riportati alla loro forma originaria per aderire alla condotta.
Un esempio concreto: il relining delle tubazioni sotto i lungarni
Il relining è stato impiegato da Publiacqua per alcune delle tubazioni della sua rete di distribuzione. Una recente applicazione riguarda le condutture idriche del centro di Firenze che corrono sotto i lungarni Vespucci, Corsini, Soderini e sul ponte alla Carraia. Il progetto, cofinanziato dal PNRR, ha preso il via il 1° luglio 2025. Si tratta di condotte con un diametro dai 30 ai 60 centimetri, che hanno raggiunto anche i 60 anni di vita, per una lunghezza lineare che sfiora il chilometro.
Al posto dello smantellamento della vecchia rete idrica, che avrebbe implicato un cantiere molto esteso e impattante per il disfacimento del manto stradale, si è scelto di rinnovare l’infrastruttura adottando la tecnica del CIPP. L’opera è stata divisa in diverse fasi, che prevedono l’apertura di pozzi di scavo in porzioni limitate della carreggiata, per l’inserimento della guaina. La conclusione dell’intervento è attesa entro il 31 dicembre 2025.
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