Come stanno cambiando le modalità di lavoro nelle imprese a oltre due anni dall’inizio della pandemia Covid-19? Dal marzo 2020 a oggi lo smart working ha segnato la quotidianità di molte aziende, ma le innovazioni nell’organizzazione lavorativa introdotte sull’onda dell’emergenza sanitaria rimarranno anche in futuro? Lo smart working si è affermato come una modalità sempre più diffusa e apprezzata dai dipendenti anche perché in grado di aiutare la conciliazione vita-lavoro. Per questi motivi tutto fa pensare che sia destinato a non essere abbandonato una volta che la pandemia sarà finita.
La differenza tra smart working e telelavoro
Cosa s’intende esattamente con il termine smart working e in che cosa quest’ultimo si differenzia dal telelavoro? Spesso capita che queste due espressioni vengano utilizzate in maniera indistinta, quando in realtà tra le due modalità esistono delle differenze. In entrambi i casi occorrono un computer, un tablet o smartphone e una connessione a internet, ma mentre il telelavoro presuppone orari rigidi e una postazione di lavoro fissa (collocata in un luogo differente rispetto alla sede aziendale), lo smart working, o lavoro agile, si caratterizza per gli orari flessibili e l’assenza di vincoli di spazio.
Secondo una ricerca realizzata da Tecné, lo smart working ha reso le imprese più competitive e innovative: rispetto al periodo pre-Covid, il 23,4% delle aziende ha cambiato l’organizzazione dei processi di produzione e vendita, il 20,2% ha avviato la produzione di nuovi beni o servizi, mentre il 9,6% ha dismesso linee di produzione ritenute non più interessanti. Nel 2020 il 56% delle imprese del campione ha fatto ricorso al lavoro agile, che nel 39,2% dei casi è proseguito anche l’anno successivo. Dall’indagine emerge che lo smart working piace i lavoratori: 8 su 10 apprezzano il risparmio sui costi di spostamento, 7 su 10 lo valuta positivamente perché si evitano i pasti fuori casa e circa la metà perché consente una migliore conciliazione con i tempi di vita familiari e implementa la produttività.
Smart workig, cosa succederà dopo il 31 agosto 2022
Questo strumento quindi si candida a diventare una soluzione strutturale per molte realtà produttive e non più solamente una misura “emergenziale”. Stando a una recente indagine curata da Aidp, l’associazione italiana per la direzione del personale, oltre l’88% delle imprese ha confermato che dopo la data del 31 agosto (quando scade la proroga della procedura semplificata) proseguirà con la possibilità di lavorare in smart working e da remoto, mentre solo l’11% ha espresso un’intenzione contraria. Il 58% circa delle aziende dichiara inoltre che sta trovando difficoltà ad assumere o trattenere i dipendenti se non viene garantito lo smart working.
Nel prossimo futuro è probabile dunque che si vada incontro a uno scenario caratterizzato da modalità di lavoro ibride, ovvero in parte in presenza e in parte a distanza: il 38% delle società ha affermato ad esempio che i dipendenti potranno lavorare da remoto almeno 2 giorni alla settimana e il 14% almeno un giorno alla settimana. Altre hanno già siglato accordi con i sindacati sullo smart working.
Il protocollo nazionale sul lavoro agile
Per aggiornare le norme sullo smart working, previste dalle legge n°81 del 2017, fuori dall’emergenza sanitaria è iniziato nei mesi scorsi un confronto tra il governo e le categorie economiche. L’ultimo passo risale al dicembre 2021, quando è stato siglato tra Ministero del Lavoro e le Parti sociali il primo Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile nel settore privato . In base alle linee guida stabilite durante il tavolo, l’adesione allo smart working deve avvenire su base volontaria ed è subordinata alla sottoscrizione di un accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore.
L’intesa in particolare deve essere coerente con una serie di linee di indirizzo in merito a:
- durata dell’accordo
- alternanza tra i periodi di lavoro all’interno e all’esterno dei locali aziendali
- luoghi eventualmente esclusi per lo svolgimento della prestazione lavorativa
- strumenti di lavoro
- tempi di riposo del lavoratore e misure organizzative per assicurare il diritto alla disconnessione
- forme e modalità di controllo della prestazione lavorativa
- attività formativa
- forme e modalità di esercizio dei diritti sindacali.
Secondo il protocollo l’attività lavorativa svolta in modalità agile si caratterizza per l’assenza di un preciso orario di lavoro e per l’autonomia nello svolgimento della prestazione. Quest’ultima può essere articolata in fasce orarie, individuando, in ogni caso, una fascia di disconnessione. Il lavoratore può richiedere la fruizione di permessi orari mentre non possono essere previsti straordinari. Di norma è il datore di lavoro a fornire la strumentazione tecnologica necessaria, ma le parti possono anche concordare l’utilizzo di strumenti tecnologici e informatici propri del lavoratore.
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