Campi riarsi e invasi pieni. Sono le due facce di una stessa medaglia. Se nel Nord Italia e nel bacino del Po la mancanza di acqua è arrivata a livelli critici e di razionamento, in Toscana – dove negli ultimi sei mesi le precipitazioni sono diminuite in media di un terzo – la forte siccità di questo 2022 svela una situazione a macchia di leopardo. Nelle zone della regione storicamente più fragili si registra una forte mancanza di risorsa idrica. Va diversamente nel cuore della Toscana, dove la siccità è sotto controllo grazie a una gestione attenta dell’invaso di Bilancino e agli interventi per ridurre le perdite della rete acquedottistica. Una fotografia che indica una via di uscita per non restare a secco: investire di più in infrastrutture e manutenzione.
La siccità 2022: i dati in Italia, l’eccezione che diventa regola
Nel nuovo millennio, in Italia l’emergenza siccità sta diventando un problema endemico: secondo l’Ispra negli ultimi trent’anni si è registrato un calo del 19% della disponibilità idrica rispetto al trentennio 1921-1950. A questo aspetto si aggiunge l’aumento costante delle temperature. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale rileva che il 28% del territorio italiano riporta già segni evidenti di desertificazione, in particolare l’Ispra evidenzia rischi in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e in ampie aree del Sud.
La forte siccità di questo 2022 è frutto di due fenomeni di lungo periodo che si sono incontrati, creando le condizioni perfette per un’emergenza idrica più grave di quelle che si sono verificate nel 2017 e nel 2003. Da una parte mancano all’appello le piogge autunnali e invernali, con meno della metà delle precipitazioni cadute nel Nord Ovest e nel medio Tirreno e una situazione leggermente migliore in Toscana grazie alle perturbazioni di dicembre. Dall’altra, l’impatto di questa carenza idrica è amplificato dalle ondate di calore anomale che hanno fatto toccare i 40 gradi a giugno, periodo in cui la media delle temperature si aggira di norma intorno ai 28 gradi.
Ma l’Italia sarebbe ricca d’acqua
L’Anbi, l’Associazione Nazionale dei Consorzi Idrici, nel suo osservatorio sulle risorse idriche dello scorso 23 giugno ha delineato un quadro allarmante. I grandi bacini del Nord sono ai livelli minimi, il lago di Como è al 13,5% di riempimento, quello Maggiore al 20%. La portata del Po si è dimezzata in due settimane e il cuneo salino sta risalendo fino a 20 chilometri all’interno della pianura di Ferrara. Nel Lazio i laghi vulcanici nel territorio dei Castelli Romani sono calati localmente di oltre il 75% facendo segnare il dato peggiore da inizio secolo.
Nonostante tutto questo, l’Italia di per sé sarebbe uno dei Paesi europei più ricchi di acqua: 7.594 corsi d’acqua, 342 laghi, oltre 1.000 falde sotterranee. I numeri arrivano da “Acque d’Italia” (Giunti Editore), l’ultimo libro scritto da Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale. Ciò che manca è un’evoluzione infastrutturale, fa notare nel suo volume D’Angelis. Oggi in tutto il Belpaese si contano 526 grandi dighe che raccolgono però ancora poche piogge, l’11% contro il 15% di cinquant’anni fa, a causa della cattiva manutenzione. Servono quindi, anche nel Pnrr , maggiori investimenti in questo campo, a partire dalla creazione di una rete capillare di invasi connessi ai sistemi acquedottistici, per mettere in sicurezza soprattutto i territori privi di risorse locali.
La siccità 2022 in Toscana e la situazione di Bilancino
Esemplificativo in questo quadro è l’impatto della siccità 2022 in Toscana. Le aree del territorio che da sempre mostrano fragilità per l’approvvigionamento sono sotto stress: situazione critiche sono segnalate dall’Autorità idrica regionale toscana in Maremma, Val di Cornia, all’Isola d’Elba, come nell’entroterra della Versilia e della Lunigiana, dove quest’anno è caduto il 40% in meno di piogge. Va molto meglio invece sull’asse servito dall’invaso di Bilancino, da Firenze a Prato, passando da Pistoia e il Chianti, malgrado anche in questo territorio la siccità sia stata importane e abbia toccato punte vicine al 40%. Gli investimenti in infrastrutture per connettere i sistemi acquedottistici realizzati ne passato garantisce infatti la risorsa ad aree storicamente a rischio emergenza idrica, anche in un’estate come questa.
È stata dunque l’attenta gestione dell’invaso di Bilancino, con rilasci monitorati di acqua durante questi mesi, a permettere di conservare una buona parte delle precipitazioni dello scorso dicembre. Sebbene le piogge nel bacino idrografico di Bilancino tra gennaio e maggio 2022 siano state inferiori del 56% rispetto alla media storica degli ultimi cinque anni, la diga è piena al 96%, con circa 66 milioni di metri cubi su 69. Un livello che permette di rilasciare i giusti quantitativi per mantenere il flusso minimo vitale dei fiumi e di mettere in sicurezza l’approvvigionamento per i prossimi mesi estivi delle aree collegate al sistema idrico metropolitano fiorentino. Resta però l’allerta per una situazione senza precedenti con l’invito a evitare sprechi.
Le perdite d’acqua
L’altro fattore su cui agire per combattere la siccità in Italia, come in Toscana, è la prevenzione delle perdite occulte di acqua. L’Istat indica il nostro come il secondo Paese in Europa per consumi di acqua (153 metri cubi annui per abitante contro i 157 della Grecia), a fronte però di una percentuale media di perdite idriche totali del 42% e una situazione molto diversa a seconda della zona.
Le buone pratiche infatti ci sono. In Toscana, ad esempio, Publiacqua dal 2018 al 2021 ha investito 123 milioni di euro sulla rete che serve 46 comuni nelle province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo, arrivando a diminuire le perdite del 27% e ottenendo, così, un risparmio di 21 milioni di metri cubi di acqua, pari a circa un terzo della capacità dell’invaso di Bilancino, consentendo di poter garantire, durante i mesi scorsi, la stessa capacità di approvvigionamento riducendo la necessità di svasare risorsa dal prezioso lago (e preservarlo per il periodo estivo). Buona pratica certificata anche da Arera: Publiacqua è risultato l’8° gestore italiano per le migliori performance raggiunte nella riduzione delle perdite e nella salvaguardia della risorsa, ottenendo anche un premio totale di quasi 900 mila euro per gli obbiettivi di miglioramento raggiunti nella qualità tecnica erogata.
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