Meglio dura o demineralizzata? Del rubinetto o piovana? Versata direttamente nel vaso o nebulizzata sulle foglie? Se parliamo della migliore acqua per innaffiare le piante sono tante le domande che vengono in mente. Prima di pensare all’irrigazione, dice chi se ne intende, è bene scegliere la giusta specie botanica da collocare sul balcone. Supermercati, negozi e vivai mettono a disposizione un’infinita varietà di fiori e arbusti. “Spesso queste povere ‘anime verdi’ si ritrovano a passare dal Madagascar al quarto piano di un palazzo o dall’Olanda all’orto in terrazza! Dunque, un consiglio spassionato è considerare ogni pianta un essere vivente, un soggetto, e non un oggetto da mettere a decoro di una mensola”, osserva Dario Boldrini architetto del paesaggio e giardiniere.
A lui abbiamo chiesto di chiarire i dubbi più comuni in fatto di irrigazione. La prima regola d’oro è appunto informarsi sulle esigenze della singola specie e comportarsi di conseguenza, per accudirla adeguatamente. Essenziale poi optare per tipologie adatte ai nostri climi, caratterizzati da estati torride e siccitose. Qualche consiglio? Succulente sempreverdi come Borracina maggiore, Crassula e Aloe oppure i profumi tipici del mediterraneo: Rosmarino, Timo Serpillo, Mirto e Camedrio femmina, solo per citarne alcuni. Se si ha un terrazzo bello ampio o un giardino si possono scegliere l’Olivo, il Corbezzolo, la Fillirea, il Viburno, il Limone, l’Osmanto o l’Eleagno. Attenzione anche al “vestito”: bisogna usare vasi di terracotta (e non di plastica e metallo) che permettono alla terra e alle radici di respirare, mentre l’impiego di un sottovaso consente di recuperare eventuali eccessi idrici.
Qual è la migliore acqua per innaffiare le piante
Arriviamo quindi all’annaffiatoio. “Partiamo dal presupposto che è possibile replicare quel che accade in natura in un piccolo spazio, perfino in un vaso sul balcone di casa nostra – spiega Dario Boldrini – per questo motivo l’acqua migliore che le piante possono ricevere è senz’altro quella piovana, che può essere raccolta in cisterne o semplicemente in contenitori dalle gronde. Posizionare il vaso in uno spazio aperto, libero da copertura e ben esposto sia al sole che alle piogge è già un semplice accorgimento per ottimizzare l’irrigazione e il risparmio idrico”.
L’acqua potabile che sgorga dal rubinetto è sicura e controllata, tuttavia le nostre amiche piante potrebbero non gradirla, proprio per la presenza di sali minerali: questi elementi sono preziosi per la salute umana, ma nel caso del mondo vegetale potrebbero accumularsi nel terreno e alterare l’assorbimento idrico. Se proprio non abbiamo a disposizione acqua piovana e impieghiamo quella della rete idrica, un trucco è farla “riposare” in un contenitore all’aperto per almeno un giorno, in modo che il cloro evapori e il calcio e gli altri sali minerali si depositino sul fondo.
Piante e acqua demineralizzata: si può usare quella del condizionatore?
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione quando innaffiamo le piante è la durezza dell’acqua, ossia quanto l’acqua sia caratterizzata da una buona concentrazione di sali di calcio e di magnesio. Quest’ultimi sono importanti per il buon funzionamento del nostro organismo, ma come detto ciò non vale per il mondo vegetale. “L’acqua dura è scarsamente tollerata dalle piante ed è preferibile utilizzare quella demineralizzata o filtrata. Anche l’acqua di condensa del condizionatore può essere usata perché priva di calcare”, precisa l’esperto.
In particolare, l’acqua “dura” è da evitare soprattutto per le acidofile come azalee, ortensie, camelie, rododendri, gigli, bouganville, magnolie. “Un fenomeno tipico è l’ingiallimento delle foglie di queste piante irrigate con acque calcaree del rubinetto, che provocano un ambiente inospitale per l’equilibrio e l’assorbimento radicale”, chiarisce Boldrini.
Quando e come innaffiare le piante
Non c’è solo da tenere presente il tipo di acqua, ma anche il fattore tempo: il momento migliore per annaffiare è al tramonto in primavera e alla sera in estate, poiché così si evitano stress di temperatura o di assorbimento. “La pianta può attingere dall’umidità che generiamo nel suolo in un periodo fresco della giornata in cui non ci sono elementi alteranti, quali l’irraggiamento o il calore eccessivo, la presenza di insetti o parassiti, lo sviluppo di un contesto caldo-umido con conseguente incremento di muffe e funghi. Inoltre, c’è un minor grado di evaporazione”. Un buon consiglio per risparmiare acqua, pure in giardino.
Per capire quando le piante hanno bisogno di acqua, il metodo migliore è il classico “dito”: se, tastando il terreno, il suolo non risulta umido, allora avranno necessità di essere innaffiate. Occhio però a quanta ne versiamo. “Le regole generali sono di nebulizzarla e non dare tanta acqua in poco tempo, piuttosto preferiamo poca quantità, costante e in modo lento. Poi, se la terra nel vaso è eccessivamente secca, vuol dire che abbiamo utilizzato un terriccio troppo ricco di torba e povero di humus. Quello da lombricompostaggio, ad esempio, si mantiene umido anche dopo alcuni giorni”.
Come innaffiare le piante quando si va in vacanza?
E per finire come garantire il giusto apporto di acqua alle nostre piante quando andiamo in vacanza o lontano da casa? Via libera ai “trucchi” da inserire nel vaso come granuli gel di ritenzione idrica, anelli d’acqua (una sorta di salvagente da mettere intorno al fusto che assicura il lento rilascio di liquidi) o il vecchio rimedio della nonna, riempiendo delle bottiglie, praticando un piccolo foro sul tappo e capovolgendole a contatto con il terreno. La soluzione più professionale è invece rappresentata dagli impianti di irrigazione a goccia. In commercio se ne trovano alcuni adatti ai piccoli spazi, come quelli del balcone.
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