Bere l’acqua potabile del rubinetto o comprare la minerale e l’oligominerale in bottiglia: questo è il dilemma, soprattutto quando si parla di risparmio. In un’epoca in cui le ricadute sull’ambiente dei nostri stili di vita, oltre che l’impatto sul bilancio familiare per il caro-vita, sono al centro dell’attenzione, rispondere a questa domanda non è una cosa di poco conto. Indubbiamente consumare l’acqua potabile dell’acquedotto porta molti benefici e vantaggi: è sicura, grazie ai numerosi controlli di qualità (tant’è che online è possibile consultare anche la sua etichetta), ha pochi chilometri sulle spalle, perché non è necessario trasportarla dalla sorgente agli scaffali dei negozi, e soprattutto ha un costo al metro cubo nettamente inferiore a quella che acquistiamo imbottigliata. Senza dimenticare la quantità di plastica che evitiamo di gettare via.
Il “peso” dell’acqua minerale e oligominerale in bottiglia
“L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica”: già dal titolo, il rapporto che Greenpeace dedica al mondo delle acque imbottigliate fotografa una situazione preoccupante. In Italia, secondo i dati diffusi dall’organizzazione ambientalista, beviamo ogni anno 13,5 miliardi di litri d’acqua in bottiglia e questo tipo consumo non si è mai arrestato, visto che è in costante crescita dagli anni Ottanta a oggi, nonostante le numerose campagne di informazione sulla qualità dell’acqua potabile dei servizi idrici.
Allo stesso modo i dati diffusi durante l’ultimo Festival dell’Acqua di Torino da Utilitalia, la federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, dicono che l’Italia è il primo Paese europeo per consumo di acqua in bottiglia e il secondo a livello mondiale. Ogni italiano ne beve 208 litri ogni anno, contro la media continentale di 106. In tutto il globo solo i messicani ne consumano più di noi, 244 litri pro capite ogni 12 mesi. Sebbene l’84,8% dell’acqua del rubinetto, erogata dagli acquedotti italiani, sia di ottima qualità, secondo il Censis il 62% delle famiglie continua a bere quella imbottigliata, spendendo circa 240 euro l’anno.
Bere acqua potabile del rubinetto: quanto fa risparmiare e quali sono i vantaggi
Quando al posto dell’acqua oligominerale o minerale in bottiglia scegliamo quella del rubinetto, il risparmio è duplice, economico da una parte e ambientale dall’altra. Basti pensare che ogni giorno nel Belpaese usiamo 30 milioni di bottiglie di plastica e 7 milioni di contenitori in vetro, con il risultato che in ogni anno 13,5 miliardi di bottiglie diventano rifiuti da gestire. Greenpeace stima che nel 2019 nel nostro Paese siano state prodotte 460 mila tonnellate di bottiglie in PET (polietilene tereftalato, il tipo di plastica usato per il consumo alimentare), producendo 1,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente.
E poi c’è il risparmio per il portafoglio delle famiglie. Publiacqua, il gestore idrico in 46 comuni toscani tra Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo, mette a disposizione sul suo sito il Plasticometro , una “calcolatrice” online che in pochi click permette di misurare quanto si può risparmiare affidandosi all’acqua, buona e sicura, del rubinetto. Ad esempio una famiglia che consuma 12 bottiglie da un litro e mezzo ogni settimana, se bevesse acqua del rubinetto risparmierebbe 312 euro l’anno, evitando di comprare 624 bottiglie, per un totale di 17,5 chili di plastica prodotta e quasi 8 litri di carburante consumato per il trasporto della merce. Aprire il rubinetto, al posto di stappare le bottiglie confezionate, permetterebbe così di non immettere in atmosfera gas serra pari a 62,4 chili di CO2 equivalente.
Come capire se l’acqua del rubinetto è buona da bere
Va inoltre tenuto presente che la trasparenza delle informazioni è assicurata anche per l’acqua potabile che sgorga dal rubinetto di casa, con tanto di etichetta di qualità : le aziende di servizio idrico infatti garantiscono alti standard con analisi costanti sui parametri chimico-fisici e microbiologici, i cui risultati vengono pubblicati online e possono essere consultati dal singolo utente. Publiacqua, ad esempio, nella sezione del suo portale dedicato al tema “Acqua e territorio” offre il servizio “Intorno a te”: selezionando il proprio indirizzo dei 46 Comuni serviti è possibile consultare la scheda della qualità con tutti i valori di riferimento, dalla durezza, alla concentrazione dei sali minerali fino al cloro. Insomma una carta di identità geolocalizzata per sapere tutto su quello che mettiamo nel bicchiere.
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