Nel giro di undici anni gli investimenti in Italia per il settore idrico sono più che raddoppiati, arrivando a sfiorare la media europea. Allo stesso tempo sono aumentate le tariffe per gli utenti, principale fonte di risorse, tuttavia le bollette italiane restano tra le più basse dell’UE. È questo l’identikit della filiera nazionale dell’acqua potabile, che emerge dal Blue Book 2024, lo studio sul servizio idrico integrato promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, e dal Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia” di The European House-Ambrosetti.
In particolare, la pubblicazione indica tre campi su cui è necessario puntare: la creazione di gestori industriali di medie e grandi dimensioni, limitando la frammentazione nella governance del servizio idrico, soprattutto al Sud dove esistono le maggiori criticità; la riduzione delle perdite idriche (in media il 42%), su cui si sta lavorando grazie ai finanziamenti del Pnrr; il potenziamento del riuso delle acque reflue ad esempio per l’irrigazione, i processi produttivi e i servizi ambientali.
Gli investimenti in Italia per il servizio idrico
Secondo il Blue Book 2024, continua la crescita degli investimenti dei grandi e medi gestori idrici italiani: tra il 2012 e il 2023 hanno fatto segnare un +113%. Si è passati dai circa 33 euro investiti per ogni abitante nel 2012, ai 70 euro pro-capite dell’anno scorso, riducendo in modo notevole la distanza dalla media europea degli ultimi cinque anni, pari a circa 82 euro per abitante. Le cosiddette “gestioni in economia” del servizio idrico confermano invece una scarsa capacità di investimento, 11 euro per abitante nel 2022, senza mostrare segni di progresso.
Tra le priorità indicate dal dossier c ‘è proprio il miglioramento della governance dell’acqua, riducendo la frammentazione tra piccole aziende per potenziare la capacità di investimento sui territori. Il dato positivo è che oggi il servizio idrico è integrato per l’83% della popolazione nazionale (pari a 5.933 Comuni e 48 milioni di persone). Rimane da lavorare al Sud, soprattutto in Campania e Sicilia, dove si trova la gran parte delle gestioni in economia (1.168 Comuni in cui risiedono circa 7,1 milioni di abitanti). Inoltre, in tutta Italia, da qui al 2028 scadranno 44 concessioni di servizio, per un bacino di oltre 14,5 milioni di cittadini, fatto che in base alle analisi della Fondazione Utilitatis rappresenterà un’occasione importante per ottimizzare e unificare la gestione.
Le tariffe dell’acqua: i numeri del Blue Book 2024
Un altro capitolo del Blue Book 2024 riguarda le tariffe, con una stima della spesa delle famiglie italiane per l’acqua, calcolata prendendo in considerazione un campione di 38 milioni di abitanti, pari al 64% della popolazione dell’intero Paese. Stando allo studio, nel 2023 la spesa media per un’utenza domestica formata da 3 componenti con un consumo di 150 metri cubi d’acqua è stata di 364 euro in un anno. Esistono differenze a livello geografico: se la spesa annuale scende a 312 euro nel Nord Italia, la cifra sale a 371 euro nel Meridione e al 447 euro nelle regioni del Centro. Questo territorio però è la zona dove si investe di più: qui viene speso il 31% delle risorse a livello nazionale per il miglioramento del servizio idrico integrato.
Nel quadro italiano, a partire dal 2020, si è assistito ad un incremento delle tariffe più marcato, che si è attestato intorno al 5% l’anno. Sui rincari ha influito sì il caro energia con un’impennata dei costi di gestione, ma anche l’aumento del valore degli investimenti nel settore, che negli ultimi tempi hanno toccato quota 4 miliardi di euro l’anno. Le tariffe, evidenzia il Blue Book 2024, continuano a mantenere un ruolo chiave per garantire risorse adeguate e così rendere resilienti le infrastrutture idriche per fronteggiare i cambiamenti climatici, che influiscono sulla disponibilità di acqua potabile.
Il settore, quindi, ha necessità di fondi. Secondo la pubblicazione, il Pnrr sta dando un impulso significativo con stanziamenti aggiuntivi (circa 0,7 miliardi di euro all’anno). Bisogna però considerare che l’iniezione di liquidità si esaurirà nel 2026, mentre il fabbisogno di settore è stimato in almeno 6 miliardi di euro all’anno. Serviranno quindi finanziamenti aggiuntivi tra 1,3 e 2 miliardi di euro, per innalzare l’indice di investimento annuo e raggiungere i 100 euro per abitante, avvicinandosi così alla media di altri Paesi europei di dimensione simile all’Italia.
L’opportunità del riuso delle acque reflue
Tra i settori in cui è più urgente investire c’è quello della depurazione delle acque reflue. Il mancato rispetto delle direttive europee sul trattamento degli scarti idrici urbani è costato all’Italia quattro procedimenti di infrazione. Non basta però mettersi in regola. Per gli analisti oltre ad assicurare la depurazione, è necessario garantire che le acque reflue, una volta trattate, possano essere riutilizzate in una strategia di economia circolare. Le stime indicano che a livello nazionale il riutilizzo idrico potrebbe coprire tra il 38% e il 53% del fabbisogno idrico agricolo. Il testo completo del Blue Book 2024 è scaricabile dal sito della Fondazione Utilitatis.
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