Per la parità di genere c’è ancora molto da fare. Nell’ultimo anno l’Italia ha perso 16 posizioni nel dossier che il World Economic Forum dedica a questo aspetto. Il nostro Paese è scivolato dal 63esimo al 79esimo posto su 146 nazioni analizzate nel Global Gender Gap Report 2023 e a pesare sono soprattutto la bassa rappresentanza delle donne in politica e il non soddisfacente accesso all’educazione. Per quanto riguarda le opportunità economiche c’è un leggero miglioramento (dalla posizione 110 alla 104), ma l’Italia resta nella parte bassa della classifica, sintomo che è essenziale agire nel mondo del lavoro. Alcune grandi imprese, attente a queste problematiche, hanno intrapreso il cammino per ottenere la certificazione della parità di genere (UNI/PdR 125:2022), un’azione non obbligatoria che può comunque portare vantaggi nella struttura aziendale grazie a un ambiente inclusivo. A marzo 2024, Publiacqua ha ottenuto la certificazione, diventando uno dei primi gestori idrici della Toscana a compiere questo importante passo.
Cos’è la certificazione UNI/PdR 125:2022
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, se le lavoratrici fossero numericamente pari ai colleghi maschi, in Italia il PIL aumenterebbe dell’11%. Una stima che si scontra però con la situazione reale del Paese, fotografata dalle statistiche: gli uomini guadagnano in media 8mila euro l’anno in più rispetto alle donne, dice l’Osservatorio Inps sui lavoratori dipendenti del settore privato. D’altro canto c’è una parte di società che sta compiendo sforzi per raggiungere il quinto obiettivo di sviluppo dell’Agenda 2030 dell’Onu, ossia l’annullamento del gender gap.
In Italia il sistema di certificazione della parità di genere è previsto dalla missione 5 del Pnrr ed è stato disciplinato dalla legge n. 162 del 2021 (legge Gribaudo) che ha aggiornato il codice precedente varato nel 2006. Lo scopo è favorire l’adozione di politiche contro il divario di genere, incrementare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro e migliorare quindi la qualità dell’occupazione femminile. Tutto ciò si concretizza in particolare con misure per ridurre le differenze salariali, promuovere la crescita professionale delle lavoratrici, garantire la trasparenza dei processi nelle imprese e assicurare la conciliazione dei tempi vita-lavoro tutelando anche la maternità.
Come e perché è importante ottenere la certificazione di parità di genere
La certificazione non è obbligatoria, le aziende pubbliche e private di ogni dimensione e settore possono ottenerla su base volontaria, rispettando i requisiti di parità di genere fissati dalla prassi UNI/PdR 125:2022. Nel dettaglio sono previsti 33 indicatori qualitativi e quantitativi (KPI), riguardanti 6 aree di valutazione, ognuna delle quali ha un peso percentuale diverso sul risultato finale:
- Cultura e strategia (15%, con 7 specifici KPI)
- Governance (15%, con 5 KPI)
- Processi di Human Resources (10%, con 6 KPI)
- Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%, con 7 KPI)
- Equità remunerativa per genere (20%, con 3 KPI)
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%, con 5 KPI)
La certificazione di parità di genere, che vale per 3 anni, viene rilasciata da enti terzi accreditati se si raggiunge un punteggio minimo complessivo del 60%. Per incentivarne l’adozione la legge nazionale ha previsto sgravi fiscali in favore delle imprese certificate. I maggiori benefici attesi vanno dal miglioramento della soddisfazione dei dipendenti ai riflessi positivi fuori dall’ambito lavorativo per una società maggiormente inclusiva, grazie proprio alle aziende che fanno da apripista e da esempio di buone pratiche.
Publiacqua e la certificazione di parità di genere
In Italia le utilities che si occupano di servizi pubblici legati ad acqua, gas, elettricità e ambiente sono particolarmente sensibili alla materia, tant’è che di recente è stato lanciato un indicatore sulla diversità e inclusione, il D&I index. Nel dettaglio Publiacqua ha ottenuto, a conclusione del processo di audit chiuso a fine marzo, la certificazione per la parità di genere, che riconosce la capacità dell’azienda di garantire concrete condizioni di parità in tutti gli aspetti riguardanti la gestione delle persone in azienda: dal reclutamento alla retribuzione, dall’avanzamento di carriera alla partecipazione decisionale.
Publiacqua conta ad oggi il 26% circa di donne nel proprio organico, una percentuale in linea con quelle del settore, ma se si considerano i ruoli di responsabilità, ben il 42% sono ricoperti da donne. La promozione della diversità, l’inclusione e lo sviluppo delle persone sono centrali nella gestione delle risorse umane in Publiacqua. Con il GEP (Gender Equality Plan), ovvero il Piano Strategico per la parità di genere, l’azienda si impegna a sviluppare azioni mirate a eliminare ogni divario di genere in relazione alle politiche di assunzione, alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale, alla tutela della genitorialità e all’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Già dallo scorso anno è stato avviato un piano di formazione dedicato, con programmi di sensibilizzazione che promuovono la comprensione e il rispetto delle pari opportunità e delle differenze, combattendo stereotipi e pregiudizi, con particolare focus sul linguaggio inclusivo. È stata elaborata anche una procedura aziendale per la prevenzione e il trattamento delle molestie e delle discriminazioni, che verrà illustrata anche durante le prossime aule formative sul tema. Il monitoraggio delle azioni e la comunicazione dedicata sono gli strumenti con cui saranno condivisi gli obiettivi e i risultati in itinere con il personale aziendale, con gli stakeholder e con i soci.