Nel giro di un anno anche l’Italia dovrà adeguarsi alla direttiva europea sull’acqua potabile (2020/2184), con nuove regole che il Parlamento dovrà definire entro il 13 gennaio 2023. Bollette chiare, trasparenza sui dati di qualità, parametri più severi per tenere sotto controllo le sostanze pericolose, acqua potabile gratuita fuori e dentro gli uffici pubblici: sono queste alcune delle novità introdotte con l’obiettivo di incentivare l’uso della potabile, diminuire l’impiego di bottiglie di plastica e garantire l’accesso alla risorsa idrica a tutti.
Si tratta della prima normativa UE nata da un’iniziativa dei cittadini dell’Unione, che con la campagna Right2Water hanno sollecitato la Commissione europea ad occuparsi del diritto universale all’accesso all’acqua potabile, anche per le categorie più vulnerabili.
Acqua potabile più trasparente
La direttiva europea sulle acque per il consumo umano punta sulla trasparenza della filiera, con una migliore comunicazione verso i cittadini. Sulle bollette dovranno essere scritte a chiare lettere le informazioni per un utilizzo consapevole della risorsa idrica, come il prezzo dell’acqua e il consumo della famiglia con tanto di tendenze annuali e confronto con quello medio di un nucleo familiare analogo.
L’etichetta dell’acqua dovrà poi essere di facile accesso per gli utenti, che potranno consultare liberamente i risultati dei controlli di qualità, le indicazioni sui processi di potabilizzazione e sui trattamenti subiti, i dettagli relativi alle caratteristiche (come la durezza o i minerali) e i dati sugli eventuali superamenti dei valori limite.
I parametri di qualità della direttiva europea per l’acqua potabile
Per quanto riguarda le sostanze pericolose per la salute, vengono aggiornati i limiti – già stringenti – previsti dalle attuali regole italiane e allo stesso tempo si aggiungono nuovi parametri da analizzare, in modo da rendere l’acqua potabile ancora più sicura. Tra gli elementi che entrano nella lista delle verifiche la microcistina-LR, dovuta alla presenza di alcuni tipi di alghe in laghi e invasi; i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), composti artificiali usati ad esempio nei tessuti sintetici e nelle pentole antiaderenti; il bisfenolo A, impiegato in alcuni casi per il rivestimento dei serbatoi; gli acidi aloacetici, che si possono generare con la disinfezione delle acque, e l’uranio, metallo pesante radioattivo. Inoltre vengono abbassate le soglie per clorito e clorato.
Va chiarito però che molti di questi componenti vengono già verificati dai gestori idrici: nel caso di Publiacqua i controlli di routine riguardano anche clorito e clorato (verificati da oltre 25 anni), uranio (per cui non è stata rilevata alcuna criticità), mentre per gli acidi aloacetici il programma di analisi è ora in via di implementazione. Per il tratto dal contatore al rubinetto di casa, la direttiva europea sull’acqua potabile mette sotto la lente di ingrandimento anche la Legionella, batterio causa di infezioni polmonari, e il piombo.
Il Water Safety Plan
La direttiva europea cambia inoltre prospettiva sul monitoraggio dell’acqua potabile, prevedendo non solo controlli costanti, ma anche un’analisi dei possibili rischi per prevenire eventuali problematiche ancor prima di rilevarle tramite le analisi di qualità. I settori per cui vanno definiti pericoli e soluzioni sono tre: i bacini da cui si ottiene l’acqua; il sistema di fornitura, dall’estrazione al trattamento fino all’acquedotto; infine i sistemi interni alle abitazioni. In questo senso vanno i Water Safety Plan, i piani di sicurezza dell’acqua che i diversi gestori stanno definendo negli ultimi anni. La road map per l’applicazione della direttiva europea 2020/2184 prevede diversi step, che vanno dal 2023 al 2029. Sul sito dell’Unione Europea è possibile consultare il testo completo della norma.
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