Sotto la media, di gran lunga. Neve diminuita del 53% sulle Alpi italiane, precipitazioni sul bacino del Po crollate del 61%, mentre da più parti arrivano grida di allarme per i possibili effetti a cascata su agricoltura, energia, animali. Nonostante le incursioni del maltempo la siccità non allenta la sua presa sul Nord Italia e l’estate 2023 si preannuncia critica per quanto riguarda le riserve idriche, mette in guardia l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, che invita a non sprecare acqua fin d’ora e indica gli investimenti cruciali. Intanto il governo punta su un piano idrico nazionale, delineato dalla cabina di regia interministeriale e guidato da un commissario straordinario.
Non va meglio in Europa, poiché ampi sistemi di alta pressione durante l’inverno hanno allontanato i fronti di perturbazione dal continente. In Francia, secondo i dati del sistema nazionale di monitoraggio delle acque, su 422 aree sotterranee osservate, 125 sono già a un livello molto basso, 120 a un basso livello e 97 a una soglia moderatamente bassa.
Nord Italia, i dati sulla siccità 2023
Tornando nel nostro Paese, le maggiori problematiche si registrano al Nord Italia, che per l’estate 2023 teme una siccità peggiore di quella – già gravissima – registrata l’anno scorso. Qui il deficit idrico tocca punte del 40%, segnala Coldiretti che ha analizzato i numeri dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del Cnr. La situazione è critica in Lombardia, dove mancano all’appello quasi 2 miliardi di metri cubi di acqua rispetto alla media del periodo 2006-2020, mentre in Trentino i grandi bacini idrici sono a un livello di riempimento del 34%, con 141 milioni di metri cubi. Un dato inferiore di più di un terzo rispetto alla media storica.
Le piogge di fine febbraio non hanno cambiato la situazione per il Po, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come succede in genere durante la bella stagione. Il livello del più grande fiume italiano con il maltempo è cresciuto di 1 centimetro, ma per mettere in salvo le colture di cereali servirebbe un mese intero di pioggia. Una situazione che riflette quelle delle principali riserve strategiche d’acqua del Settentrione: il lago Maggiore è a un livello di riempimento del 38%, quello di Garda è al 36%, il Lago di Como addirittura è pieno solo al 19%. Al momento gli invasi riescono a trattenere non più dell’11% di acqua, quando servirebbe arrivare almeno al 30%, soprattutto al Nord. In questo contesto solo il 5% delle acque reflue depurate viene riusato in agricoltura e industria.
Spostandosi in Toscana il deficit idrico si attesta intorno al 30%. Le piogge tra fine febbraio e inizio marzo hanno dato una boccata d’ossigeno, con il Serchio che ha visto raddoppiare la sua esigua portata (aveva toccato i minimi storici) e l’Arno tornato sopra la media mensile, dicono i dati dell’Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica. Ma non basta. I prossimi mesi saranno cruciali per l’approvvigionamento idrico.
Le priorità per garantire risorse idriche e la cabina di regia nazionale
La siccità meteorologica in Italia non è più un fatto emergenziale, bensì strutturale, ha osservato il Segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino centrale Marco Casini, durante la riunione dell’Osservatorio permanente sull’utilizzo delle risorse idriche del 24 febbraio 2023. L’Autorità ha aggiornato le sue proiezioni per i mesi estivi, con un’allerta per “severità idrica” innalzata da media ad alta. Nell’incontro sono state indicate le priorità su cui lavorare da subito: dal rendere più efficiente l’intero ciclo delle acque, alla sensibilizzazione degli utenti perché mettano in atto durante tutto l’anno le buone pratiche per risparmiare acqua.
Intanto il governo affronta l’emergenza con una cabina di regia tra tutti i ministeri interessati, per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli enti locali, oltre a un commissario straordinario che guiderà l’attuazione di queste misure, accompagnate da una semplificazione delle regole per dare un’accelerata sui lavori più urgenti. Sul tavolo ci sono interventi per la riduzione delle perdite e aumentare la capacità di accumulo dell’acqua piovana con nuovi invasi e la manutenzione di quelli esistenti, per liberarli dai sedimenti che ne limitano la capienza. Ma anche l’innovazione tecnologica in agricoltura, la più assetata in questo momento, e lo studio dell’impiego di colture meno idroesigenti. Gran parte delle risorse economiche, circa 9 miliardi di euro in totale, arriveranno dal Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, e dai fondi europei. Da parte sua anche Utilitalia, la federazione delle imprese e dei servizi pubblici, è pronta a mettere in campo investimenti per 11 miliardi di euro nel prossimo triennio.
La siccità in Italia durante il 2023: agricoltura in allarme
L’agricoltura è uno dei settori economici che sta pagando a caro prezzo, prima di altri,l’impatto dei cambiamenti climatici con l’incremento della frequenza degli eventi meteo estremi, l’innalzamento delle temperature medie e la siccità. L’anno scorso la stima dei danni ha superato i 6 miliardi di euro, dice Coldiretti, secondo cui è a rischio un terzo dei prodotti alimentari del Made in Italy che si producono nella pianura padana, dove per altro si concentra la metà degli allevamenti nazionali. Nella lista dei cibi che potrebbero vedere una drastica diminuzione della produzione, quelli legati alla dieta mediterranea: il grano duro per la pasta, i pomodori, la frutta, la verdura e prodotti simbolo come Parmigiano reggiano, Grana Padano e prosciutto di Parma.
Solo per il riso, le previsioni di semina indicano un taglio di 8 mila ettari, il minimo degli ultimi 30 anni. Le semine di mais, strategico per gli allevamenti, sono scese al minimo storico nazionale di 564 mila ettari, oltre il 30% solo in Veneto, e registrano un calo di 21 milioni di tonnellate a livello europeo. Allerta pure dagli agricoltori della Cia, che segnalano una diminuzione del 10% nella produzione degli ortaggi a pieno campo a causa della siccità, dell’inizio caldo dell’inverno e della comparsa improvvisa del freddo.
Le altre emergenze legate all’acqua
Gli effetti si fanno sentire a cascata in numerosi settori. La mancanza di acqua in torrenti, fiumi e laghi rischia di lasciare a secco il Paese anche sul fronte dell’elettricità “pulita”. Assoidroelettrica, associazione delle aziende che curano la produzione di energia idroelettrica in Italia, teme che nel 2023 la crisi per la siccità aggravi la situazione, dopo che l’anno scorso è stato il peggiore da sempre per l’idroelettrico. Una fonte rinnovabile che da solacopre un quinto del fabbisogno nazionale. L’Italia produce in media 45 Terawattora (TWh) annui, sfruttando fonti idriche. L’anno scorso questa quota di energia si è fermata a 28 Terawattora e già adesso le imprese prevedono che nel 2023 si andrà sotto questa soglia. Tra le aree del Paese più esposte il Piemonte, l’alta Toscana, l’arco alpino e alcune zone degli Appennini.
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