Fa sempre più caldo, aumentano le notti estive tropicali, le piogge sono intense e concentrate nel tempo, periodi estremamente secchi si alternano a violente alluvioni e, nei fatti, stiamo vivendo un “non-inverno”. È preoccupante la situazione del clima in Toscana secondo il Rapporto Lamma 2023, realizzato dal consorzio che mette insieme Cnr e Regione. Intanto resta alta la guardia per la prossima primavera e per l’estate, quando – se non ci saranno inversioni di tendenza – potrebbe riaffacciarsi il rischio di siccità.
A saltare all’occhio è la costante corsa della colonnina di mercurio: il 2023 è stato il secondo anno più caldo in Toscana da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1955. Non solo. È staccato dal primo, il 2022, per una differenza minima di un decimo di grado. Complicata la situazione delle precipitazioni. Se guardiamo il dato generale i valori risultano nella norma, tuttavia scendendo nel dettaglio le perturbazioni si sono condensate in poche settimane, caratterizzate da un surplus idrico e da eventi estremi sul territorio, in Mugello come a Prato e Campi Bisenzio.
Come cambiano le piogge in Toscana: dalla siccità alle alluvioni
“Le analisi regionali sono essenziali e ci consentono di comprendere meglio come nella nostra regione si stia manifestando il cambiamento del clima, le peculiarità e le fragilità nei diversi territori al fine di poter individuare politiche di adattamento adeguate”, spiega Bernardo Gozzini, amministratore unico del Consorzio Lamma. Le anomalie legate alle precipitazioni, ad esempio, aprono nuove sfide per garantire lo stoccaggio delle risorse idriche. Secondo i dati del Lamma sul clima in Toscana, durante il 2023 la gran parte delle piogge è caduta tra maggio e giugno e poi tra fine ottobre e inizio novembre.
A maggio è piovuto l’82% in più della media, mentre tra il 18 ottobre e il 10 novembre si è condensato circa un terzo delle precipitazioni di tutto l’anno: in 20 giorni è caduta la quantità di acqua che di norma viene registrata in 200 giorni. Una situazione che favorisce la comparsa di eventi estremi, come l’alluvione che ha colpito il 2 novembre scorso 30 comuni toscani. Di contro, altri periodi hanno visto una forte carenza d’acqua: a gennaio è piovuto il 38% in meno, settembre è andato in negativo di addirittura il 66%, mentre l’anno si è chiuso con il -34% di dicembre. Cambia inoltre la “geografia” delle piogge, che non interessano in modo omogeneo tutto il territorio regionale. Secondo il rapporto sul clima 2023 del Lamma, nel complesso le precipitazioni in Toscana sono cresciute del 2%, ma se si analizzano i dati locali è il Sud della regione a soffrire maggiormente, con un deficit idrico dell’11%.
Clima sempre più caldo: i dati del Rapporto Lamma 2023
Una primavera fresca, seguita da un’estate rovente, poi da un autunno eccessivamente mite e per finire da un “finto” inverno che, se non ci sarà un’inversione di tendenza nelle prossime settimane, entrerà nelle statistiche come quello più caldo di sempre. Anche il 2023 è stato un anno record, con la temperatura media che è salita di 1,2 °C rispetto al periodo 1991-2020 e di ben 2,1 °C se si prende in considerazione il trentennio precedente.
In ben 11 mesi su 12 la colonnina di mercurio si è attestata su valori superiori alla media, con l’unica eccezione di aprile (-0.6 °C). L’estate 2023, la sesta più calda dal 1955, è stata caratterizzata da due lunghe ondate di calore tra luglio e agosto e da un aumento del 60% di notti tropicali, con temperature superiori ai 20 °C. Sono stati segnati nuovi record delle massime: a Pistoia con 40.9 °C e a Prato con 40.8 °C. Ma è l’autunno ad aver fatto registrare il primato più allarmante, con l’ottobre più caldo di sempre e il termometro che in questo mese ha superato di 3,5 °C la media.
“Dal rapporto 2023 del Lamma emerge che stiamo per affrontare uno degli inverni più caldi degli ultimi anni e che veniamo dall’autunno più caldo del 1955 – ha commentato durante la presentazione del report l’assessore regionale all’ambiente, Monia Monni -. Questo caldo ci dice che andiamo incontro, se non ci sono cambiamenti a oggi non previsti, a un periodo di siccità”. L’approvvigionamento idrico, quindi, è al centro dell’attenzione. “Le riserve in questo momento ci garantiscono un livello di sicurezza accettabile – ha aggiunto Monni, parlando in particolare dell’invaso artificiale di Bilancino – ma dipende sempre da quanto dura la siccità”.
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